Delitto Varani, lo psichiatra: «La droga non spiega l'orrore, Prato e Foffo si eccitavano uccidendo»

Delitto Varani, lo psichiatra: «La droga non spiega l'orrore, Prato e Foffo si eccitavano uccidendo»
di Camilla Mozzetti
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Sabato 12 Marzo 2016, 17:19
«Il problema della povertà e il contraltare di ricchezze e agi non hanno nessuna correlazione in crimini tanto efferati, neanche un contesto educativo discutibile è sufficiente a spiegare atti di tale violenza, il problema è invece da rintracciare nelle condizioni sociali e culturali in cui i giovani - tra i giovani - diventano uomini». Per il professor Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra, già perito nel massacro di Novi Ligure, il drammatico delitto compiuto da Manuel Foffo e Marco Prato, che hanno barbaramente ucciso Luca Varani, è stato dettato da uno «spirito di emulazione».

Professor Charmet, i due ragazzi cosa avrebbero voluto imitare?
«La nostra contemporaneità, macchiata da modelli deviati, pensiamo ai festini londinesi in cui le droghe, l'alcol, il superamento del proprio io, sono una costante. In certi usi e costumi, che non si riescono più a contenere, può esserci la possibilità di evocare la scelta di comportamenti di estrema crudeltà. La famiglia, qualsiasi essa sia, non condiziona a uccidere, non condiziona neanche la follia. Condiziona un disagio. E se si arriva a uccidere non lo si fa perché tuo padre ti ha dato troppo o troppo poco in termini materiali e immateriali».
 
Negli interrogatori uno dei due giovani ha puntualizzato più volte di aver ucciso ma di non essere gay.
«C'è alla base un disagio comportamentale. Una dichiarazione del genere è paradossale perché lascia intendere un profilo omofobo da chi, invece, si trovava all'interno di una relazione palesemente omosessuale. E' evidente che questi giovani sono emotivamente disturbati».

Ma la sessualità, per quanto aggressiva sia, può deflagrare in gesti così estremi?
«In determinate situazioni non è così semplice comprendere la linea di confine tra quello che tradizionalmente si definisce giusto o scorretto, chi vive cibandosi di orge e festini vede una normalità all'interno di un circuito di sesso estremo, sadomaso e nella promiscuità è normale andare alla ricerca della vittima "sacrificale" ma non necessariamente per uccidere, quanto più per prevaricare».

Quindi, nonostante Foffo e Prato abbiano dichiarato di aver ucciso per vedere l'effetto che faceva, non c'è stata premeditazione?
«Sottomettere una vittima eroticamente è molto eccitante, non credo ci sia stata la premeditazione dell'omicidio, in questo caso c'è la premeditazione della cattiveria. E badi bene, però, è da escludere la possibilità del raptus perché scientificamente, quella del gesto impulsivo negli omicidi, è una teoria infondata. Bisogna aggiungere, poi, che ci troviamo di fronte a una situazione palesemente alterata dalla droga, la cui assunzione è stata mirata ad abbattere ogni barriera di pudore per agevolare la promiscuità sessuale».

Uno dei due legali difensori ha, infatti, chiesto gli esami tossicologici e delle perizie psichiatriche...
«La droga senz'altro può essere responsabile. Ma non è l'unica causa. Se uccidi è perché nella tua vita c'è qualcosa che ti spinge a farlo. Sarà una bella battaglia: erano capaci di intendere e di volere? Sicuramente dovranno essere condannati».
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