Quei monti vicino a Roma dove in tanti si perdono

Quei monti vicino a Roma dove in tanti si perdono
di Stefano Ardito
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Sabato 4 Gennaio 2014, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 09:05
La natura selvaggia esiste anche a un’ora d’auto da Roma. La catena dei Monti Simbruini, al cui interno è la zona residenziale e sciistica di Livata, comprende altopiani di pascoli e vette oltre i duemila metri di quota, vastissime faggete e il canyon scavato nei millenni dall’Aniene. La zona, tutelata dal più vasto parco regionale del Lazio, ospita l’aquila reale, il cervo e il lupo. L’orso si lascia fotografare ogni tanto. Ai piedi dei monti sono i borghi medievali di Cervara di Roma e di Jenne e le abbazie benedettine di Subiaco. Sui Simbruini esistono centinaia di chilometri di sentieri. Il Parco negli ultimi anni li ha puliti, li ha descritti in una mappa e in una guida, li ha evidenziati con cartelli e con i classici segnavia bianco-rossi di vernice. D’estate sui sentieri si va a piedi, in mountain-bike o a cavallo. D’inverno occorrono le racchette da neve o gli sci da fondo sugli altopiani, e la piccozza e i ramponi per salire alle vette.



I PERICOLI

La prima regola da rispettare, come in tutto l’Appennino laziale, è di non prendere sottogamba questi luoghi. Prima di mettersi in cammino bisogna informarsi sul percorso, e lasciare detto dove si va. Ci vogliono delle scarpe adatte, qualcosa da bere e da mangiare, una pila per essere in grado di tornare anche quando fa buio. I Simbruini non sono il Monte Bianco né il Gran Sasso. Sui loro boschi e sui loro pianori ondulati, però, i telefoni cellulari non hanno quasi mai campo, e la nebbia rende l’orientamento complicato. Chi non è in grado di affrontare questi luoghi da solo può iscriversi alle escursioni organizzate dalle sezioni del Club Alpino Italiano e di altre associazioni.
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