Nuova inchiesta su Malagrotta, indagato Cerroni

Nuova indagine su Malagrotta, indagato Cerroni. Il gip: «Rischio acqua inquinata»
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 27 Luglio 2018, 15:55 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 08:08

Nuova inchiesta su Malagrotta. Indagato Manlio Cerroni e gli altri dirigenti di EGiovi. Sequestrati beni per 190 milioni di euro. Lo sviluppo clamoroso della travagliata storia della gestione dei rifiuti a Roma è di oggi, è stato annunciato con un tweet dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ma in realtà è l'epilogo di una dettagliata inchiesta con sei persone indagate condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico e del Nucleo Investigativo del Gruppo Forestale di Roma, che hanno dato esecuzione oggi al decreto di sequestro preventivo della società E. Giovi srl, disposto dal Gip del Tribunale di Roma, a seguito delle attività investigative coordinate dalla Procura Repubblica - Direzione distrettuale antimafia. 

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Cosa ipotizza la nuova indagine sulla discarica di Malagrotta? E. Giovi è una delle società del gruppo Cerroni e gestisce la discarica di Malagrotta, chiusa nel 2013. Secondo le verifiche dei carabinieri, non è stato smaltito correttamente il percolato (derivante dalla liscivazione dei rifiuti abbancati e dalle precipitazioni che con essi si mescolano), che potrebbe avere inquinato le falde acquifere. Il percolato andava portato in discarica, dopo però specifici trattamenti. Al contrario, è stato lasciato - sempre secondo l'inchiesta - a Malagrotta, per evitare le spese della corretta gestione. L'ingiusto profitto ammonterebbe a 190 milioni di euro e per questo cautelativamente sono stati squestrati l'azienda, i beni e il patrimonio degli indagati. EGiovi è stata affidata per la Custodia Giudiziaria al commissario prefettizio, Luigi Palumbo, che dovrà avviare la corretta gestione ambientale della discarica nella sua fase post-operativa. In pratica Palumbo (che è anche commissario di Colari e dunque dei due tmb) dovrà fare partire la bonifica della discarica che di fatto non è mai cominciata. In totale, compreso Cerroni, sono sei gli indagati: a tutti è contestato il traffico illecito di rifiuti.

Scrive il giudice per le indagini preliminari Costantino De Robbio nel decreto di sequestro preventivo: 
«È evidente che il permanere di questa situazione porterà senza ombra di dubbio all'aggravamento della situazione di illegittimità ed aumenterà esponenzialmente le conseguenze devastanti per l'ambiente circostante la discarica», «è causa dell'inquinamento delle falde acquifere», «ancora oggi la società E.Giovi non ha provveduto all'adempimento delle prescrizioni e la discarica non è gestita in modo legittimo tale da impedire il protrarsi della situazione di fuoriuscita del percolato che è conseguenza diretta dell'inquinamento dei terreni circostanti».

In serata è arrivata la replica della società EGiovi, tramite l'avvcato Diddi secondo cui la società
«ha provveduto a smaltire presso gli impianti terzi autorizzati in diverse Regioni italiane il percolato prodotto dalla discarica ed oggi, dopo aver atteso cinque anni un'autorizzazione all'esercizio di un proprio impianto a Malagrotta (per una capacità annua di 160.000 mc), provvede al trattamento autonomo del percolato. L'autorizzazione all'esercizio è stata concessa solo lo scorso 10 ottobre dopo ben 5 anni di attesa, sollecitazioni e diffide a fronte dei 120 giorni previsti dalla legge. Il percolato, dichiarato unilateralmente dall'Arpa di Roma pericoloso, è invece, da prelievi e analisi fatte in contradditorio nei giorni 7, 14 e 21 maggio presso il laboratorio Arpa di Latina, risultato non pericoloso ed è da questo "equivoco" che è scaturita tutta la liturgia mediatica del sequestro di oggi. Non c'è stato inoltre nessuno indebito profitto nella gestione della discarica di Malagrotta». 

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