LE CIMICI
Il sospetto nasce dai racconti di alcuni vigilanti su una visita dei carabinieri avvenuta in piena notte. «Hanno chiuso tutti in una stanza - riferiscono, nonostante il vincolo imposto dal segreto istruttorio - Non sappiamo cosa abbiano fatto». Immediato il pensiero che i militari possano aver collocato delle “cimici”. E infatti, nel momento in cui vengono rinvenuti i dispositivi per le intercettazioni ambientali, Fegatelli si muove per avere informazioni sul procedimento penale pendente a Velletri, e nello stesso tempo impegna i mezzi dell’amministrazione regionale per far «bonificare gli uffici, soprattutto quello suo e di Giovannetti, segretario dell’assessore alle attività produttive». La vicenda è riassunta nell’informativa del Noe dei Carabinieri. Il 21 marzo del 2011 viene ascoltata una conversazione tra Luca Fegatelli e il proprietario della Roma Union Security, società che effettua il servizio di vigilanza negli uffici regionali. «Spiegami come è possibile - chiede Fegatelli - Quale è la finalità, non ho capito?». Dopo un giro di telefonate il vigilante conferma: «Sono state le forze dell'ordine». La bonifica viene fatta a breve.
IL MAGISTRATO
Intanto l’alto dirigente chiama il sindacalista Franco Marcoccia della Uil Lazio e gli chiede se può fare delle verifiche “informali” presso la procura di Velletri per tentare di accertare se è indagato. Per tranquillizzarlo, Marcoccia millanta credito negli uffici giudiziari, poiché - confida - può cercare di sapere tramite un’amica della moglie che è fidanzata con un magistrato di quel Tribunale. Nella conversazione gli rivela anche che sono entrati i carabinieri. Fegatelli sospetta che stiano indagando pure su di lui per la questione dei rifiuti e gli chiede: «Mi verifichi un attimo se mi sta arrivando qualche pilotto da parte di qualcuno?». Marcoccia: «Allora io mò a Velletri ti ci vedo subito, perché se ci sta quel magistrato che è fidanzato con un'amica di mia moglie, ti ci vedo subito, se no te ce vado a vede’ domani...aggia parlà con una persona». Detto fatto. Il giorno successivo Fegatelli riceve un sms da Marcoccia: «Per Velletri - scrive - non c’è al momento nessun procedimento o quant’altro nei tuoi confronti, un abbraccio Franco». È il 30 marzo del 2011, dopo due anni e l’ennesima promozione, ottenuta anche dal governatore Zingaretti, arrivano gli arresti.
La Regione Lazio, ieri, ha deciso di sospendere gli stipendi a De Filippis e a Fegatelli. Non erano bastate le “chiacchiere” che avevano accompagnato in questi anni le loro folgoranti carriere. Responsabile del Dipartimento del territorio della Regione Lazio il primo, attuale direttore dell'Agenzia regionale per i beni confiscati nel Lazio alle organizzazioni criminali, il secondo. Ognuno con una rete di rapporti che - sottolinea il gip nella sua ordinanza di custodia cautelare - «ha permesso di esercitare influenza, e determinare, le linee di condotta dell’amministrazione regionale in senso favorevole alle aziende di Cerroni per tutto quanto concerne la gestione dei rifiuti».
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