Beyoncé e il video al Colosseo, trattativa insabbiata: e la cantante rinuncia

Beyoncé e il video al Colosseo, trattativa insabbiata: e la cantante rinuncia
di Laura Larcan
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Sabato 25 Agosto 2018, 09:43 - Ultimo aggiornamento: 09:46

Alla fine sembra proprio che sarà un bye bye, quello di Beyoncé al Colosseo. La trattativa tra la pop star che sognava di girare un video nell'Anfiteatro Flavio, e la direzione del monumento, si è ormai arenata. Sono passati quasi due mesi dalla richiesta iniziale per l'arena più famosa del mondo. Ma dopo la risposta e le condizioni illustrate dal Parco archeologico per l'uso del Colosseo, non c'è stato più nessun contatto. «Presumo che a questo punto Beyoncé abbia rinunciato», commenta la direttrice Alfonsina Russo. «Siamo ormai a fine agosto, ci avrebbe ricontattato, a meno che non lo farà a settembre. Ma la sensazione che abbiamo è che abbia del tutto rinunciato».

LA VICENDA
La storia è nota, come aveva svelato Il Messaggero: Queen B aveva chiesto (erano i primi di luglio) agli uffici del parco la disponibilità a usare il Colosseo come set per un nuovo videoclip con il marito e collega di palco Jay-Z, dopo il successo mediatico e social di Apeshit immortalato tutto nelle sale del Louvre di Parigi, da girare di notte tra il 7, 8 e 9 luglio. Date in cui - e qui viene il bello della vicenda - l'Anfiteatro Flavio risultava già prenotato da tempo da Alberto Angela per le sue Meraviglie della Rai.

«Noi, però, non avevamo detto di no a Beyoncé», spiega la Russo. Le condizioni erano state subito spiegate alla cantante: un canone d'affitto dell'Anfiteatro Flavio per 250mila euro, ma soprattutto la conditio che, come dicono dal Colosseo, «se voleva usarlo per un videoclip, questo suo progetto doveva avere una ricaduta benefica, nel settore del sociale o cause umanitarie». Tradotto, oltre al canone, la premiata coppia Beyoncé e Jay-Z (in arte The Carters) avrebbero dovuto individuare concordemente con il Ministero dei beni culturali una causa benefica a cui «devolvere ulteriori fondi specifici». Che siano i 250mila euro a pesare sul silenzio di Beyoncé? Difficile immaginarlo. Forse, a freddare l'entusiasmo delle star è stata la complessità delle condizioni? C'è chi scommette. Il Louvre era stata un'impresa molto più snella: pochi giorni di anticipo per chiedere l'autorizzazione, e tutte le sale a disposizione dopo l'orario di chiusura, tra Mona Lisa e la Nike di Samotracia. Canone? Sembra 40mila euro.

«Ma per il Colosseo questa è la norma - precisa Russo - Tutti gli eventi che abbiamo fatto al Colosseo sono sempre stati legati ad una causa benefica e umanitaria. Il Louvre è il Louvre, il Colosseo è il Colosseo, è un'icona, per giunta con altre caratteristiche e difficoltà archeologiche rispetto ad un palazzo». E pazienza se dopo il video di Beyoncé, il Louvre abbia lanciato persino un tour di visite guidate nelle sale immortalate da Beyoncé attirando sempre più pubblico giovane.

LA CONTROPROPOSTA
Già, il Colosseo è il Colosseo. Il sogno di Beyoncé avrebbe avuto un esito più facile, forse, se avesse chiesto un altro monumento. «Poteva chiederci, per esempio, altri luoghi del Parco archeologico, diversi dall'Anfiteatro Flavio, su cui potevamo ragionare in termini diversi», dice Russo. Insomma, ha vinto Alberto Angela? «Ma solo perché ce l'aveva chiesto prima, con tutta la troupe della Rai», sorride Alfonsina Russo. D'altronde, la vittoria del noto divulgatore televisivo aveva scatenato un fenomeno di ironia social. «Ma per Beyoncé avremmo ragionato su altre date molto volentieri. A queste condizioni. Evidentemente non ha voluto». Ma magari ci ripensa.
 
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