Caos trasporti a Roma, il Campidoglio scrive ad Atac: «Tagliate le corse»

Caos trasporti a Roma, il Campidoglio scrive ad Atac: «Tagliate le corse»
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 9 Agosto 2016, 16:00
Il Campidoglio chiede ad Atac di tagliare le corse di bus e metro. Almeno temporaneamente, in attesa di recupare un parco mezzi falcidiato dai guasti. In attesa di capire come verranno trovati i 18 milioni di euro che mancano per la manutenzione della linea A (è allo studio un nuovo assestamento di bilancio, da varare in tutta fretta), stamattina il presidente della Commissione Trasporti di Roma Capitale, il grillino Enrico Stefano,ha scritto una lettera ai vertici della municipalizzata e dell'Agenzia per la mobilità per chiedere «una nuova programmazione dell'esercizio su alcune linee di bus e metropolitana, che sia commisurata alle effettive potenzialità di erogazione».

Tradotto: diverese corse verranno sforbiciate. Ha spiegato sempre Stefàno, stavolta su Facebook: «Meglio dire agli utenti "non posso garantire, in questo momento, il bus ogni 5 minuti, ma mi impegno per garantirlo ogni 15" che dire agli utenti che l'autobus passa ogni 5 minuti e poi questo non avviene». Fino a quando i passaggi di bus e treni saranno a singhiozzo? Il numero uno della Commissione Trasporti non fornisce un'indicazione precisa. Specificando però che «il nostro obiettivo, anche grazie ai nuovi bus che arriveranno nei prossimi mesi e all'aumento e alla protezione delle corsie preferenziali, è di recuperare velocemente e alzare il numero delle corse».

Intanto proseguono i lavori della Commissione d'inchiesta interna di Atac che, come anticipato dal Messaggero, ha evidenziato alcune anomalie nel boom di guasti (+60%) che si è registrato da metà giugno a oggi. Arrivando a parlare di un possibile «sciopero bianco» per danneggiare gli attuali vertici della partecipata, gli stessi che proprio da inizio giugno hanno tagliato 10mila ore di distacchi sindacali e sottratto a Cgil, Cisl e Uil il business delle mense aziendali. Una commessa da 4 milioni di euro l'anno che per quarant'anni è stata gestita da una società controllata dai confederali senza né un contratto né un controtto sull'effettiva erogazione dei pasti.
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