Ama, inchiesta interna sulla Parentopoli bis

Ama, inchiesta interna sulla Parentopoli bis
di Lorenzo De Cicco
4 Minuti di Lettura
Lunedì 11 Aprile 2016, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 13:31


«La mia sensazione è che la Parentopoli del 2009 sia stato il caso più clamoroso, ma non credo che fosse un episodio isolato». Parte da questa considerazione la decisione di Daniele Fortini, numero uno dell'Ama, di avviare un'indagine conoscitiva all'interno della municipalizzata dei rifiuti per accertare «i casi di parentela tra i lavoratori fino al IV grado». Un'inchiesta interna che punta a scardinare un presunto sistema di nepotismi e favoritismi che nel corso degli anni avrebbe avvantaggiato alcune decine di dipendenti, a discapito di tutti gli altri, grazie a una rete di protezione tra famigliari e congiunti. Licenze facili, permessi non dovuti, straordinari concessi con troppa disinvoltura per infoltire le buste paga. «Ci vengono segnalati fenomeni che dobbiamo correggere», dice Fortini, che sottolinea: «Questo provvedimento vuole soprattutto tutelare i lavoratori. Alla base non c'è un atteggiamento ostile, anzi. I favoritismi che vogliamo far emergere danneggiano tutti i dipendenti onesti. Non è possibile che suocero e genero lavorino assieme».
 
«PARITÀ DI TRATTAMENTO»
Venerdì il presidente dell'Ama ha firmato il provvedimento per avviare il censimento. Tra oggi e domani verranno spedite le lettere ai 7.838 dipendenti della partecipata del Campidoglio, con la richiesta di «compilare l'apposito modulo e inoltrarlo alla Direzione Risorse Umane entro e non oltre il 31 maggio». L'indagine, spiega la missiva, nasce «al fine di garantire la massima chiarezza delle informazioni relative al personale che opera nella nostra azienda, necessarie per assicurare sempre maggiore trasparenza nei comportamenti e parità di trattamento».
Nel modulo che i dipendenti dovranno compilare «è necessario indicare l'eventuale grado di parentela con colleghi in linea retta fino al IV° grado», quindi «genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli e sorelle, zii e nipoti, cugini». Dovranno essere segnalate anche «affinità fino al II° grado», come «suoceri, generi, nuore e cognati», così come «eventuali convivenze qualora risultanti dallo stato di famiglia». «Dichiarazioni false, reticenti o mendaci saranno perseguite a norma di legge», è precisato nella lettera.
Al termine dell'inchiesta, scatteranno i trasferimenti dei dipendenti che lavorano nella stessa struttura con un parente, soprattutto nei casi in cui il famigliare ricopre una posizione diversa nella gerarchia aziendale. L'obiettivo è evitare che un caposquadra o un capozona dell'Ama metta in pratica trattamenti di favore nei confronti di un proprio congiunto. Insomma, lo scopo principale dell'indagine conoscitiva è realizzare, per la prima volta, una radiografia aggiornata sui legami tra i dipendenti della municipalizzata, che negli ultimi anni ha spostato quasi mille lavoratori per potenziare la raccolta porta a porta.
Nel frattempo l'azienda dei rifiuti dovrà affrontare la battaglia legale contro i dipendenti licenziati per la prima Parentopoli. Dal 23 dicembre scorso infatti sono stati ufficialmente allontanati 37 dei 41 lavoratori che erano stati assunti a chiamata diretta tra il 2008 e il 2009 sfruttando «decisioni arbitrarie e clientelari» del vecchio management, come hanno scritto i giudici del Tribunale di Roma lo scorso 27 maggio, nella sentenza che ha condannato a 5 anni e 3 mesi l'ex amministrazione delegato Franco Panzironi, coinvolto anche nel processo di Mafia Capitale. Proprio la decisione del Tribunale ha convinto l'azienda ad avviare i procedimenti disciplinari contro i dipendenti che erano ancora in organico (in 4 avevano già lasciato Ama), che ora però hanno deciso di fare appello davanti al giudice del lavoro.

I RICORSI
Sono già 15 i ricorsi arrivati nella sede di via Calderon de la Barca, ora al vaglio dell'ufficio legale della municipalizzata. Si prospettano, di conseguenza, 15 processi diversi, dato che l'azienda aveva risolto i contratti attraverso licenziamenti individuali e non collettivi. L'attuale management però ostenta sicurezza dato che la sentenza di primo grado ha già dimostrato come «molti degli assunti fossero legati a rapporti di parentela o affinità con esponenti politici o a persone a questi ultimi vicine e che fossero espressione del volere, per nulla trasparente, dell'allora amministratore delegato».

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it