Il Papa difende la memoria di Romero, fu calunniato da vescovi e cardinali

Il Papa difende la memoria di Romero, fu calunniato da vescovi e cardinali
di Franca Giansoldati
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Venerdì 30 Ottobre 2015, 13:24 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 17:27
CITTA' DEL VATICANO Papa Bergoglio rende giustizia al beato monsignor Romero. «Il martirio di Oscaro Romero è continuato anche dopo essere stato assassinato, perché fu diffamato e calunniato, anche da suoifratelli nel sacerdozio e nell'episcopato». Davanti ad un gruppo di pellegrini provenienti dal Salvador non esita a fare luce su uno delle pagine più brutte della Chiesa latinoamericana. «È stato lapidato con la pietra più dura che esista al mondo: la lingua». Per decenni la causa di beatificazione fu bloccata a Roma dalle lettere di vescovi, cardinali e parroci latinoamericani che non esitarono a scrivere in curia per accusare Romero di aver avuto simpatie comuniste, di essere stato un fiancheggiatore della Teologia della Liberazione, di essere stato un difensore dei guerriglieri. Sotto il pontificato di Papa Wojtyla, i nemici di monsignor Romero erano parecchi. Nessuno voleva esaltare la figura di Romero per non creare problemi ai governi di destra che garantivano un argine alle spinte comuniste. Il mondo era ancora diviso in due blocchi. "Il martirio di Romero non fu puntuale, non avvenne solo nel momento della morte, il suo martirio fu anche la sofferenza anteriore, la persecuzione anteriore la sua morte, ma fu anche posteriore", ha aggiunto Papa Francesco in spagnolo concludendo, a braccio, il discorso ai partecipanti al pellegrinaggio a Roma in segno di ringraziamento per la beatificazione avvenuta il 23 maggio scorso. Romero, "una volta morto - ero giovane sacerdote e ne fui testimone, ha proseguito Francesco - fu diffamato, calunniato, infangato. Il suo martirio continuò anche da parte di suoi fratelli nel sacerdozio e nell'episcopato. Non parlo per aver sentito dire. Ho ascoltato queste cose".



Si può essere martiri perché lapidati "dalla pietra più dura che esiste: la parola".Il martire "non è qualcuno relegato nel passato, una bella immagine che adorna le nostre chiese e ricordiamo con nostalgia", aveva detto il Papa nel discorso preparato. "No, il martire è un fratello, una sorella, che continua ad accompagnarci nel mistero della comunione dei santi, e che, uniti a Cristo, non ignora il nostro pellegrinaggio terreno, le nostre sofferenze, le nostre agonie. Nella recente storia di questo amato Paese, la testimonianza di Mons. Romero, si è unito agli altri fratelli e sorelle, come padre Rutilio Grande, che, non avendo paura di perdere la vita, l'hanno guadagnata e sono stati intercettori del loro popolo davanti al Vivente, che vive per secoli e secoli e ha nelle sue mani le chiavi della morte e della vita".Anche padre Rutilio Grande Garcia, collaboratore di Romero, fu ammazzato anch`egli dagli squadroni della morte nel 1977. La sua causa di beatificazione è stata aperta nei mesi scorsi in Salvador.
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