Vitalizi d'oro, chi fa ricorso rischia di doverli restituire: svolta per gli ex consiglieri regionali

Vitalizi d'oro, chi fa ricorso rischia di doverli restituire: svolta per gli ex consiglieri regionali
di Diodato Pirone
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Lunedì 11 Maggio 2015, 06:52 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 09:00
ROMA - I 78 ex consiglieri regionali del Lazio che hanno fatto ricorso contro i tagli ai vitalizi rischiano un clamoroso autogoal. Il 14 maggio il Tar avvierà l'esame della causa ma se dovesse accogliere il controricorso presentato dall'ufficio legale dei 5Stelle regionali, gli stessi consiglieri (e probabilmente anche gli altri 193 che non hanno fatto ricorso) potrebbero essere chiamati a restituire almeno la metà di quanto hanno incassato dal 1998 in poi. Si tratterebbe di decine di migliaia di euro per ognuno dei 271 ex consiglieri.

Per capire quanto male potrebbe fare il boomerang che è in volo basta ricordare una incredibile peculiarità dei vitalizi dei consiglieri regionali del Lazio: erano calcolati non solo sulle indennità dei consiglieri, quindi sulle buste paga, ma dal 1998 - in base all'articolo 9 della legge regionale 14 - anche sulla diaria. In pratica dal 1998 al 2013 (data della loro abolizione) i vitalizi sono stati calcolati non sui guadagni ma anche sulle spese (per i pasti e gli alloggi) dei consiglieri. Un caso unico e davvero scandaloso tanto che nessun'altra Regione - nemmeno quella siciliana nota per sperperi e prebende d'ogni tipo - ha mai osato tanto. La diaria come base di calcolo del vitalizio ha portato al suo raddoppio.



LO SCANDALO

Ma è anche un caso di chiara incostituzionalità per i 5Stelle che nel loro ricorso spiegano: «La Costituzione prevede uguaglianza delle condizioni di fondo fra i cittadini le cui pensioni possono essere calcolate solo in relazione ai loro redditi e in base a leggi specifiche. Se un gruppo di politici vota una legge che calcola i loro vitalizi anche sulle loro spese è chiaro che si violano alcuni articoli della Costituzione».



Un ragionamento che non pare fare una grinza. E dunque se il Tar dovesse decidere di entrare nel merito della questione potrebbe anche chiedere alla Consulta di esaminare l'incredibile caso dei vitalizi del Lazio. Con effetti paradossali per i ricorrenti che - in gran parte - dovrebbero restituire la metà di quanto percepito dal 1998 poiché le sentenze della Consulta sono retroattive.



In ogni caso la seduta del Tar del 14 maggio inizierà l'esame di una legge regionale che l'anno scorso - non senza qualche travaglio - ha tagliato per tre anni i vitalizi con risparmi per 180 mila euro al mese. Tagli scattati da gennaio anche se va ricordato che nel 2014 la previdenza degli ex consiglieri è costata ai contribuenti laziali la bellezza di 20 milioni pari al 33% delle risorse disponibili per il Consiglio regionale. La legge dopo aver innalzato da 50 a 60 anni l'età minima per accedere al vitalizio per i consiglieri eletti prima del 2013, prevede una riduzione crescente del vitalizio al crescere della somma che veniva percepita e impone un aumento del taglio del 40% alla trentina di ex politici laziali che godono di doppio e triplo vitalizio poiché sommano quello regionale a quello di ex partamentare italiano e/o di ex parlamentare europeo.



In pratica da quest'anno l'entità dei vitalizi è diminuita di circa 200 euro netti per ex consiglieri molto giovani (come i cinquantenni - avete letto bene - cinquantenni) Liuzzi, Gatti e Buonasorte che sono stati gli ultimi a beneficiarne. Il calo è stato invece consistente - pari a circa 1.200 euro netti - per ex parlamentari con più legislature come Oreste Tofani, Rodolfo Gigli, Armando Dionisi, Domenico Gramazio, Esterino Montino.



Resta da segnalare l'eterogeneità dei 78 consiglieri ricorrenti (altri 193 si sono tenuti il taglio senza fiatare). Fra di loro spiccano i nomi di Renato Ambrosi, classe 1924, eletto nel 1972 per la lista Pli-Monarchici al quale finora la Regione Lazio ha pagato 1,5 milioni di vitalizio distribuiti su 40 anni. a anche quello di ex presidenti della Regione come Rodolfo Gigli, Giulio Santareli e Sebastiano Montali. Monica Ciccolini e Erder Mazzocchi invece hanno meno di 50 anni e ricorrono perché non trovano corretto l'innalzamento a 60 anni dell'età minima per percepire l'agognato vitalizio.