SEI MILIARDI
Si comincia con l'attualità. Le misure infatti interessano subito il Piemonte: nel piano nazionale contro il dissesto idrogeologico sono già previsti investimenti per 90 milioni per opere nell'area metropolitana di Torino e altri cento milioni per progettazioni e cantieri nelle aree più a rischio della regione. Compresa quella, in piena esondazione, del Tanaro, fiume diventato in poche ore gonfio e minaccioso come l'annuncio di una catastrofe. L'Italia volta pagina e accelera il passo. Lo spiega Erasmo D'Angelis, il capo di #italiasicura: «Il governo è in grado di finanziare direttamente gli interventi, velocizzando le procedure». A guardare i suoi numeri, il piano annuncia certezze: dei 75 miliardi di investimenti previsti fino al 2032, ben 47,5 andranno in un fondo destinato alla realizzazione di opere di prevenzione nei settori del dissesto, del rischio sismico e dell'edilizia pubblica e scolastica. A questi, spiegano da #italiasicura, vanno aggiunti 9,8 miliardi per interventi relativi al dissesto idrogeologico (7,6 per il periodo 2015-2023 più 2,2 recuperati dai fondi 2010-2014 non spesi), 6,8 miliardi per l'edilizia scolastica (per aprire altri 5.300 cantieri dopo i 3.100 già chiusi).
LA GESTIONE
Capitolo a parte per la ricostruzione post terremoto, con 7 miliardi per la ricostruzione e 11,6 per gli incentivi ai privati che avviano ristrutturazioni antisismiche e di efficienza energetica. Le risorse non paiono il problema. Sostiene il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti: «Le risorse per fare gli interventi su dissesto, bonifiche e depurazioni ci sono. La sfida è spendere presto e bene queste risorse. C'è un problema di governance della spesa, dobbiamo trovare un sistema più veloce di gestione di spesa». Aggiunge il sottosegretario Claudio De Vincenti: «Il lavoro che è stato avviato è importantissimo e fa da battistrada a un impegno più generale chiamato Casa Italia». Affinché la prevenzione diventi una politica stabile dell'amministrazione, il Governo sta pensando a creare un Dipartimento sotto le dirette dipendenze di palazzo Chigi. Quella della struttura fissa è una prerogativa legata proprio al cambio della filosofia: la prevenzione deve essere vista sotto la luce dell'investimento e non della spesa, tanto meno dello spreco. Per questo motivo, il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, ribadisce una necessità importante: «È la politica a dover dare attenzione agli aspetti della prevenzione. Finora in Italia si è fatto molto, anche se in maniera non omogenea. Ora servono programmi di ampio respiro, ma ci vogliono tempi lunghi». E nervi saldi.