L'OFFERTA
Ecco insomma, a chi ci sta, l'offerta della Lega. Il governo-ponte, governo-parentesi, governo di scopo resta comunque una subordinata al tentativo, su cui Salvini ancora punta veramente e dopo il voto in Friuli ci punta ancora di più, di arrivare a un esecutivo del centrodestra con i pentastellati (e Berlusconi) che abbia respiro lungo e un vero e proprio programma di legislatura. Il Piano B prevede invece non cinque anni di governo ma quattro mesi di durata, non un contrattone alla tedesca ma - come auto-ironizzano in casa leghista - «un contrattino precario a tempo determinato». Si può fare? Un'ipotesi di questo tipo, che prevede il voto quasi subito, anche se non a giugno perché ormai è tardi, rischia di essere poco gradita per esempio a Berlusconi per due motivi. Il primo, ma superabile, è che il Cavaliere le urne le vorrebbe il più lontano possibile (ma a certe garanzie non è detto che su questo non ceda). Il secondo, più corposo, è che il governo-ponte cancellerebbe quella che è l'opzione su cui Berlusconi insiste di più: Salvini che si presenta in aula come premier di un governo di minoranza che prende i voti random compresi quelli del Pd assai corteggiati da Silvio. Con il rischio però, per il capo del Carroccio, di bruciarsi e comunque questo eventuale «governo per tirare a campare» i dirigenti della Lega lo escludono a priori.
LA VELOCITA'
Per Di Maio, che sta perdendo tutte le partite del post-4 marzo, un governo con elezioni incorporate potrebbe essere il suo rilancio, ma M5S devono superare il vincolo dei due mandati. E l'opzione anche a Renzi potrebbe andare bene: visto che ha deciso di puntare tutto su una nuova legge elettorale. La fattibilità di un simile scenario, naturalmente, è tutt'altro che scontata. Ma nel caso la Lega riuscisse, come extrema ratio, a convincere gli altri per un governo-ponte, le condizioni d'ingaggio stabilite dai salvinisti sono rigide: «Stabilire da subito la durata limitata della cosa, perché spesso i governi che devono durare poco non schiodano più». E ancora: i 5 stelle devono essere dentro e non fuori, perché servono numeri solidi per questa operazione e non va concesso ai grillini il beneficio dell'opposizione. Quanto a chi farà il premier, questo non viene considerato il problema principale. E comunque spetterà a Mattarella indicarlo. L'importante, ragionano i leghisti, è che si chiarisca bene quale dovrà essere il programma e che tutto si svolga velocemente e responsabilmente, per poi dare un «governo vero», a inizio autunno, agli italiani.
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