Riforme, Renzi: «Mi gioco tutto, se perdo il referendum lascio». Le opposizioni escono dall'aula

L'opposizione lascia l'aula della Camera (foto Angelo Carconi - Ansa)
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Lunedì 11 Aprile 2016, 19:44 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 16:34

Il premier Matteo Renzi difende in aula alla Camera la riforma della Costituzione e annuncia: «Vorrei confermare e ribadire quanto detto nei mesi scorsi: la nascita di questo governo è dovuta al fatto che il precedente era in una condizione di stagnazione, l'accettazione dell'incarico era subordinata all'impegno a realizzare una serie di riforme nel momento in cui non vi fosse il consenso popolare è principio di serietà trarre conseguenze».

Subito dopo che il premier ha preso la parola a Montecitorio M5S, Lega e anche Sinistra italiana sono uscite dall'aula.

«Dispiace che le opposizioni siano fuori», aveva detto Renzi alla buvette prima dell'intervento in aula alla Camera sulle riforme. «Ma non posso andare fuori anche io?», ha scherzato il presidente del Consiglio.

«Si può essere d'accordo o meno con la riforma ma deve essere chiaro che oggi vince la democrazia, che non vuol dire ostruzionismo o cercare di non far votare gli altri o fuga dall'Aula quando mi accorgo di non avere i voti. Ma è confronto e poi espressione libera e democratica di voto. Sostenere che ci sia una lesione di democrazia significa fare a pugni con la realtà e pensare che gli italiani non siano in grado di capire», ha poi detto in aula il premier. «Scappare dal dibattito è indice di povertà dei contenuti», ha aggiunto.

«Dicono "andiamo fuori dal Parlamento" per mandare a casa il governo. Ma quando si andrà a votare tanti di loro resteranno fuori dal Parlamento e non credo sarà un problema per la stragrande maggioranza degli elettori», ha poi insistito il premier. «Chi usa l'argomento "caro presidente del consiglio chi ti ha eletto?" non si rende conto che il presidente del Consiglio non è eletto dai cittadini ma gode di un rapporto di fiducia con il presidente della Repubblica», ha continuato Renzi. 

Al referendum «basta vincere», non importa con quale percentuale: «Mi gioco tutto», ha sottolinea poi il premier parlando con i cronisti alla Camera. A chi gli chiedeva quale obiettivo si ponga per la consultazione di ottobre, Renzi ha risposto: «Il centrosinistra vinse nel 2001 con il 34% di affluenza» ma non importa la percentuale, «basta vincere».

«Dicono che legge elettorale e riforma consegnano le istituzioni a una sola forza politica. Ma la realtà è diversa perché questa riforma non mette in discussione tutte le maggioranze qualificate che restano o vengono rafforzate, come quella per eleggere il presidente della Repubblica», ha affermato ancora Renzi, citando la «democrazia decidente» di Calamandrei. Ci saranno «governi che durano 5 anni e consentono alle opposizioni di non fare teatrini e sceneggiate ma prepararsi a tornare al governo, sempre che ne siano capaci».

«Per la prima volta la classe politica mostra il meglio di se stessa. Riforma se stessa e non altrettanto hanno fatto altre parti della classe dirigente di questo Paese. Perciò la politica dà una grandissima lezione di dignità al resto della classe dirigente di questo Paese», ha detto ancora il premier. «La politica - ha sottolineato - si dimostra in grado di far vedere la pagina più bella quando sfidata. Sono qui per rendervi omaggio e gratitudine: date una lezione a tanti».

«Il mio intervento poteva essere "maddeché". E rimettermi a sedere», ha poi scherzato Renzi, riferendosi alle critiche dell'opposizione, parlando con i cronisti al termine del dibattito sulle riforme. «L'hashtag non è #lavoltabuona ma #madeché».

 

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