Niente adozioni gay, ma su tutto il resto parità piena

Niente adozioni gay, ma su tutto il resto parità piena
di Sonia Oranges
3 Minuti di Lettura
Lunedì 9 Febbraio 2015, 10:58 - Ultimo aggiornamento: 11:02
ROMA - La nuova legge sulle unioni civili dovrebbe arrivare in aula a Palazzo Madama prima di marzo.

Il testo al quale si lavora è quello redatto dalla democratica Monica Cirinnà, sulla base del modello tedesco. Non un matrimonio, ma unioni registrate che riconoscono alle coppie omosessuali i diritti più rilevanti ora appannaggio unicamente delle coppie unite dall'istituto del matrimonio, come i diritti ereditari e la pensione di reversibilità.



LE ECCEZIONI

Di fatto, tutte le norme contenute nel codice civile che fanno riferimento al matrimonio, potrebbero essere applicate di default alle nuove unioni civili. Fatta esclusione a tutto quanto concerne le adozioni, un territorio che resta escluso dal nuovo istituto giuridico, privilegiando le famiglie cosiddette naturali, con un padre e una madre. Ma anche per le adozioni dovrebbe essere prevista un'eccezione per le adozioni interne, ovvero quelle in cui uno dei partner potrebbe adottare il figlio del convivente. Nei mesi scorsi ha fatto molto discutere l'esclusione dall'intera partita delle coppie conviventi eterosessuali cui potrebbero essere riconosciuti diritti più leggeri, come il subentro nel contratto d'affitto, o l'assistenza in ospedale. Il condizionale, vista la delicatezza della materia, resta d'obbligo, anche se l'iter delle nuove norme sembra essere nella fase finale. Giovedì riprenderanno le audizioni in commissione Giustizia, con le associazioni per i diritti della famiglia, come richiesto dall'alfaniano Carlo Giovanardi. La settimana successiva toccherà a quelle degli omosessuali, su iniziativa del piddino Sergio Lo Giudice, per arrivare all'adozione del testo base a fine mese, e alla presentazione e votazione degli emendamenti subito dopo.



LO IUS CULTURAE

Si annuncia invece più lunga la partita sulla cittadinanza dei bambini figli di immigrati con l'introduzione dello ius soli. La questione è da tempo all'attenzione della commissione Affari costituzionali della Camera che, negli ultimi mesi, è stata impegnata prioritariamente nelle riforme. E se nelle prossime settimane, nei tempi morti del dibattito su modifica del Senato, Italicum, decreti in scadenza, riforma della Pa e conflitto d'interessi, la relatrice piddina Marilena Fabbri (insieme con quella forzista Anna Grazia Calabria) comincerà a sondare i partiti, difficilmente un testo ufficiale prenderà corpo prima di un paio di mesi. Attualmente, la commissione è ferma alla presa d'atto di venti proposte di legge (una di iniziativa popolare, cara al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio) depositate. Fabbri ha predisposto una bozza di testo base su cui avviare una discussione, prevedendo le due ipotesi sin qui prospettate: lo ius soli temperato che potrebbe essere riconosciuto ai nati in Italia (o arrivati prima del compimento di 5 anni) da genitori che abbiano residenza legale nel Paese da un quinquennio; per i bambini che non rientrano in questi parametri, il testo Fabbri prospetta lo ius culturae, ovvero il riconoscimento della cittadinanza ai bambini figli di immigrati regolari, che abbiano svolto o frequentato un ciclo di studi. La discussione certamente si dipanerà sul tipo di residenza legale dei genitori, o sull'effettiva realizzazione del corso di studi. Ma se il dibattito dovesse impantanarsi, il governo sarebbe pronto a presentare un decreto proprio sullo ius culturae.
© RIPRODUZIONE RISERVATA