Consip, Renzi difende Lotti. Scontro con Emiliano. E Padoan blinda Marroni

Renzi
di Nino Bertoloni Meli
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Giovedì 9 Marzo 2017, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 08:08
Emiliano? «La smetta di fare polemiche sui vaccini, si perde la faccia e la dignità». Firmato: Matteo Renzi. La rasoiata arriva nel bel mezzo della trasmissione Porta a Porta, tra una presa di posizione sul governo che deve durare fino al 2018, le primarie, il caso Consip, Lotti e papà Tiziano. Un attacco dell'ex leader in attesa di riconferma nei confronti del competitor più distante e politicamente scorretto alle primarie. Dopo i vaccini, un altro affondo: Emiliano si atteggia a grillino del Pd, copia il comico, guarda da quella parte? «Lui probabilmente sì, non so però loro, i grillini, se lo prenderanno mai sul serio, dopo che si è visto a cena con Berlusconi», infierisce Renzi.

Replica a stretto giro Francesco Boccia, punta di diamante della squadra del governatore pugliese: «Matteo ha esaurito gli argomenti, forse conosce i sondaggi e sa che la candidatura di Michele cresce, è forte. Ha paura, ecco perché attacca così a testa bassa. Noi risponderemo con gli argomenti, oggi presentiamo la mozione dove si vedrà che abbiamo tutt'altra impostazione sulle cose da fare e sul modello di partito».

Si annunciano primarie all'arma bianca, con Andrea Orlando, l'altro candidato, che già alcuni giorni fa aveva avvertito di non volersi mischiare nello scontro «fra due grillismi», quello dell'ex premier e quello di Emiliano. Nel frattempo, in Parlamento, si consumava un altro fronte caldo. Azzerare il vertice Consip e cacciare l'ad Marroni? Non se ne parla, non esiste, non è nelle intenzioni del governo. Lo dice a chiare lettere Pier Carlo Padoan, l'unico assieme al premier Paolo Gentiloni che può mettere parola nella questione. «L'ad di Consip non si trova in una condizione per la quale lo statuto della società contempli la decadenza», le parole usate dal ministro dell'Economia, una vera e propria blindatura operata da Padoan durante il question time del mercoledì alla Camera, rispondendo a interrogazioni di SI e FI. Ma si apre un fronte, forse insidioso, al Senato: Gaetano Quagliariello ha presentato una mozione dove si chiede «l'azzeramento» del vertice Consip.

FATTORE FORZA ITALIA
Insidiosa perché la mozione, ove mai e quando venisse messa ai voti, potrebbe vedere il convergere anche di Forza Italia («ancora non abbiamo deciso», ha fatto sapere il capogruppo Paolo Romani, ma Maurizio Gasparri, il vice, si è detto pronto a votarla), e questo mentre la stessa FI è orientata a votere contro la sfiducia individuale al ministro Lotti, che Renzi ha difeso a spada tratta, «lo conosco, sono sicuto che è innocente, su certe inchieste dovrebbe contare il ruolino di marcia di chi indaga».

Bocciata in sostanza la sfiducia al ministro, potrebbe invece passare la sfiducia all'intero vertice Consip, con conseguenze difficilmente calcolabili. Nel Pd comunque non mostrano particolari patemi. «E' una mozione strana, si chiede in sostanza al potere politico di azzerare una sua decisione sulla base di inchieste fumose tuttora in corso, mah, non si capisce bene», ragionava alla Camera Matteo Richetti. Quanto a lui, Renzi, si è di fatto tirato fuori da entrare nel merito politico della vicenda: «Non spetta a me una valutazione, spetta al ministro dell'Economia e ai ministri competenti».

L'ex premier sul caso Consip e il coinvolgimento del padre Tiziano ha spiegato: «Io sto dalla parte dei giudici, non metto bocca su questa vicenda, mio padre ha un avvocato, si difende, io sto dalla parte delle istituzioni, non c'è alcun legame di sangue che viene prima della legge». E si leva la soddisfazione di un'ultima zampata sul pm napoletano Woodcock: «Ci sono state alcune inchieste, con alcuni pubblici ministeri, che hanno un ruolino, una carriera che parla per loro...».
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