Rai, Gubitosi e le polemiche su Fazio:
«Non è un costo ma fonte di profitto»

Renato Brunetta
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Mercoledì 16 Ottobre 2013, 12:38 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 09:20

E' ancora polemica sui compensi della Rai. Siamo sconcertati dalla passivit di Rai di fronte all'ingiustificato atteggiamento di Renato Brunetta nei confronti di Fabio Fazio, passivit mantenuta nonostante i ripetuti solleciti ad emettere una nota ufficiale». Lo dicono i consiglieri della tv pubblica Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo, che si chiedono «chi difende la Rai da attacchi gratuiti?». I due consiglieri si riferiscono al battibecco del presidente dei deputati del Pdl con Fazio durante Che tempo che fa di domenica scorsa.

L'acceso scambio di battute è stato provocato da una domanda su Alitalia, alla quale Brunetta ha risposto ricordando il rinnovo del contratto del conduttore, che prevede un compenso di 5,4 milioni di euro fino al 2017. «Ne sono orgogliosissimo perché io faccio guadagnare la mia azienda - ha detto stizzito Fazio -, così come sono orgogliosissimo di restituire il 50% al fisco e di non avere alcuna denuncia per frode fiscale».

«Il silenzio della dirigenza ci obbliga a un intervento, che avremmo volentieri evitato, per ristabilire la correttezza su alcuni fatti», scrivono in una nota congiunta Tobagi e Colombo. I due consiglieri ribattono all'ex ministro che Fazio ha detto il vero quando ha affermato che il suo programma si ripaga con la pubblicità e «anzi, Che tempo che fa addirittura guadagna - come ha sottolineato ieri anche la collega Todini».

La replica di Giubitosi. «Ci sono professionalità, come quella di Fazio ma anche altre, che sono un grande valore per la Rai e per i telespettatori. Fazio peraltro non è un costo per l'azienda, ma una fonte di profitto e garantisce un'informazione trasparente, seria e di altissima qualità», dice il dg Rai Luigi Gubitosi. Per il direttore generale Gubitosi, Fazio ha dimostrato il suo equilibrio: «invitando sempre tutte le componenti della società e della cultura e dando a ognuno la possibilità, col garbo che lo contraddistingue, di esprimere la propria opinione, anche a chi si è voluto e si vuole presentare al pubblico con inutile aggressività. Lo ringrazio per questo a nome dell'azienda e lo invito a proseguire quello che sta facendo, peraltro benissimo». Ma il tema compensi e contratti sollevati dai politici in questi giorni? «Risponderò in Vigilanza - ha detto ancora Gubitosi - dove spero che siano presenti tutti, cosa che non capita di frequente».

Sulla pubblicazione dei compensi, Tobagi e Gherardo precisano che «in verità non esiste un obbligo dell'azienda a tale pubblicazione. La legge (decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33) obbliga le amministrazioni pubbliche, per trasparenza, a fornire dettagli anche sulle cifre dei compensi di dirigenti e collaboratori. Ma, secondo due ordinanze delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (ordinanze n.

28329 e 28330 del 22 dicembre 2011), Rai non è "in alcun modo annoverabile tra le pubbliche amministrazioni", come definite ai sensi di altre norme».

La Rai, ricordano, è un «ibrido: società per azioni di diritto privato che agisce commercialmente in un mercato concorrenziale, però ad azionariato completamente pubblico. Il problema andrebbe affrontato nelle sedi opportune, certo. Ma intanto l'obbligo di pubblicare tutti i compensi non sussiste». E in proposito, i due membri del cda, sottolineano come la divulgazione di dati, «peraltro non verificati, abbia causato la rottura della trattativa con un noto artista», facendo riferimento al contratto con Maurizio Crozza.

«I compensi sono dati sensibili la cui divulgazione può alterare pesantemente la concorrenza nel settore

radiotelevisivo, già gravato dalla cappa del conflitto d'interessi, e danneggiare la Rai (quindi anche e

soprattutto i contribuenti che pagano il canone). Solo incidentalmente notiamo che il tema della tutela della

libera concorrenza dovrebbe essere tenuto particolarmente presente dal capogruppo del partito capeggiato dal maggiore azionista del principale concorrente della Rai».

Infine sulle polemiche relative alle produzioni esterne, «possiamo affermare che, con il piano industriale, Rai ha intrapreso un percorso per la massima valorizzazione e razionalizzazione delle risorse interne. Il percorso richiede tempo e fatica, e gli attacchi gratuiti non aiutano a farlo procedere».