Rai, l'editto di Grillo: due canali privatizzati e una rete senza spot

Rai, l'editto di Grillo: due canali privatizzati e una rete senza spot
di Stefania Piras
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Sabato 30 Giugno 2018, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 10:38
All'hotel Forum non vige l'agenda parlamentare. I nuovi consiglieri di amministrazione Rai saranno votati l'11 luglio ma nell'albergo romano dove alloggia Beppe Grillo quando è nella capitale, di viale Mazzini se ne parla già. Dalla finestra dell'hotel Forum, sempre più rifugio e segreteria extra parlamentare pentastellata, arriva un annuncio roboante, con tanto di megafono. La voce sembra essere quella di Beppe Grillo. Il proclama dice: «Rai Tre, Rai Due, Rai Uno: due saranno messe sul mercato e una senza pubblicità».

«Grillo? Battitore libero, come sui parlamentari sorteggiati», si affrettano a spiegare dal M5S. Vero, ma Grillo ha passato diverse ore l'altro giorno con Roberto Fico, presidente della Camera ed ex numero uno della commissione di Vigilanza Rai, quella che i Cinquestelle avrebbero sempre voluto abolire. E invece entro martedì i partiti dovranno indicare i membri della nuova bicamerale. L'idea di una rete senza pubblicità, di puro servizio pubblico è cara a Fico che era riuscito in questo intento nella scorsa legislatura intervenendo sulla rete Rai dedicata ai bambini. Ma privatizzare due canali, come ha detto Grillo, non è mai stato nelle intenzioni dei Cinquestelle.

Il programma votato in rete però ci andava vicino. Diceva che la Rai avrebbe dovuto beneficiare di «un contributo pubblico più un solo canale con pubblicità, con vincolo di destinazione degli introiti pubblicitari esclusivamente ai contenuti del canale e/o a iniziative e attività previamente individuate». Le tlc sono in mano al ministro Luigi Di Maio che deve rispettare il contratto do governo stipulato tra Lega e M5S, che sulla Rai lascia ampissima discrezionalità. Perché recita così: «Intendiamo adottare linee guida di gestione improntate alla maggiore trasparenza, all'eliminazione della lottizzazione politica e alla promozione della meritocrazia nonché alla valorizzazione delle risorse professionali di cui l'azienda già dispone». Pochi giorni fa Di Maio aveva detto di voler operare un «censimento dei raccomandati Rai». Ma faceva parte del ping pong con la Lega che voleva censire i rom. Ieri dunque Grillo ha voluto ricordare che un'idea di Rai il Movimento ce l'aveva e che è giusto venga rispolverata, sempre in un'ottica di derby giallo-verde. Certo, ora che il M5S è al governo a Grillo non dispiacerebbe vedere i supi ragazzi imprimere un cambiamento radicale nell'azienda da cui fu allontanato negli anni 80 (episodio che racconta sempre nell'ultimo show Insomnia). Il fondatore del Movimento già in passato aveva lanciato la sua idea di privatizzazione parziale della tv di Stato. E non è il primo a farlo: lo fece a suo tempo, per dire, anche Silvio Berlusconi.

Tra una decina di giorni Camera e Senato voteranno quattro nuovi membri del Cda. Uno spetterà al governo. Ma a palazzo Chigi spetta soprattutto indicare il nuovo direttore generale. E qui torna in gioco Fico a cui preme vedere un nuovo dg autonomo e indipendente», non uno che si faccia imporre i nomi dei direttori dei tg per essere chiari.

LA PARTITA DEI TG
E su questo è stato tentato anche il suo capo politico che prima di accedere a Palazzo Chigi disse proprio che avrebbe cambiato i direttori dei tg. «Faccio un appello vigoroso a tutto l'arco parlamentare: la politica resti fuori» dalle nomine Rai, aveva detto Fico tornando allo spirito di un tempo, quello grillino delle origini in cui Beppe era definito «il nostro megafono». Quello in cui sul blog si poteva elogiare il modello di governo ecuadoregno (ieri Grillo ha incontrato a lungo l'ex presidente Rafael Correa preoccupato per le persecuzioni giudiziarie che stanno subendo lui e Lula), quello in cui la Russia era prtner strategico più che la Nato. A proposito, l'ortodosso Fico incontrerà la prossima settimana l'ambasciatore russo e quello cinese.

 
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