IL BANCOMAT
Un clima di confusione che sul decreto per Genova fa registrare l'ennesimo scontro tra Mef e palazzo Chigi. Una tensione che non risparmia la Ragioneria generale dello Stato che si è vista recapitare un testo non con coperture giuste o sbagliate, ma con gli spazi bianchi laddove andava indicato dove prendere le risorse. Dimenticanza o insipienza, forse. Raccontano però che nella reazione del Ragioniere generale Daniele Franco, «sono degli ignoranti», si sono ritrovati anche molti autorevoli esponenti della maggioranza. Perché colui che ignora che la Ragioneria non è un bancomat di Stato, è facile che venga investito dalle critiche.
Resta il fatto che la Ragioneria, anche se non sarebbe suo compito, ha suggerito al ministero delle Infrastrutture e a palazzo Chigi dove trovare le risorse che servono per aiutare i genovesi e per ricostruire il ponte. Molto è stato tagliato della versione originaria proprio per la difficoltà a trovare denaro anche per iniziative che in realtà poco avevano a che fare con Genova. Ma il nodo delle risorse è nodo politico e un decreto che doveva avere un contenuto molto tecnico è ormai avvitato alle affermazioni fatte dai ministri Di Maio e Toninelli subito dopo il tragico crollo. Escludere del tutto Autostrade - questo il punto fermo grillino - potrebbe infatti comportare un costo non da poco per la collettività.
Almeno nel breve periodo, e sino a quando la giustizia non definirà le responsabilità e risolverà i contenziosi che si annunciano corposi. Ma per il M5S tenere fuori la società Autostrade è divenuto una questione di principio e così il ministero di Toninelli sarà costretto a cercare nuove coperture già con la manovra di bilancio di cui si sta discutendo. Sulle coperture necessarie, prima al decreto dignità, ora al decreto Genova e a breve sul reddito di cittadinanza si consuma un nuovo scontro tra palazzo Chigi e Mef. Con i grillini in evidente difficoltà e il premier Conte costretto a seguire la vicenda da New York dove è impegnato nell'assemblea Onu. Trasferta, quella di Conte, molto ridotta, ma sufficiente per coinvolgere il premier in uno scontro del M5S con il Mef che sembra aver annullato la tregua siglata ieri l'altro a palazzo Chigi dopo la visita di Daniele Franco.
Resta il fatto che sia su Genova che sull'immigrazione, i lunghi tempi di gestazione in parte negano quei principi di necessità e urgenza che invece il governo reclama. Perché mentre su Genova sino a ieri mancavano persino le coperture e non c'era accordo politico con il governatore della Liguria Giovanni Toti che ne chiede l'azzeramento, sul decreto migranti si continua a lavorare di fino togliendo e mettendo anche i provvedimenti sul mondo del calcio che per qualcuno poco ci azzeccano. Al Quirinale il dl Salvini arriverà dopo il decreto su Genova e anche su quest'ultimo l'attenzione del Quirinale sarà massima e pari alla pazienza usata in questi giorni. Al Colle negano possano esserci merci di scambio tra legge di bilancio, decreto Salvini o decreto Genova. E' facile intuire come a Mattarella lo spirito del decreto Salvini piaccia poco ma il capo dello Stato non può far diventare bello un decreto che è brutto perchè la linea politica spetta al governo. Mentre a Mattarella gli eventuali rilievi di costituzionalità.
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