Pdl, Berlusconi media tra falchi e colombe: è sfida per la leadership

Silvio Berlusconi
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Venerdì 11 Ottobre 2013, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 14:43
Doveva vedere sia Angelino Alfano che Raffaele Fitto. Invece il vicepremier ieri sera ha dato forfait e il Cavaliere si è intrattenuto fino a tarda notte con il leader dei lealisti e Denis Verdini, Sandro Bondi, Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna. La presenza di Alfano sarebbe stato un segno di distensione, ma questo segnale non è arrivato. Berlusconi e il segretario del Pdl si vedranno oggi in un faccia a faccia «chiarificatore».

Il Cavaliere continua a predicare unità: «Non dobbiamo dividerci. Non possiamo dare questo spettacolo. Stanno per cacciarmi dal Parlamento e dobbiamo stare più uniti che mai, perché le prossime settimane saranno di lotta durissima». Insomma, Berlusconi è tornato a Roma per fare da paciere.



RIEQUILIBRIO

Fitto davanti al presidente ha insistito sulla sua richiesta di azzeramento delle cariche e congresso subito. E sulla «strana situazione» di una persona - Angelino - seduta su tre poltrone che agli occhi dell’ex governatore pugliese sono troppe (e comunque una delle voci circolanti ieri parlava del possibile abbandono della carica di ministro dell’Interno da parte di Alfano). «L’incontro sta andando bene», è il messaggio inviato da Fitto a chi chiedeva notizie durante il summit. Il ragionamento dell’ex ministro azzurro è stato più o meno questo: «Nel partito ci sono due gruppi. Uno di questi, quello degli alfaniani, ha cinque ministri, due capigruppo, sette sottosegretari e in più il segretario del partito. L’altro gruppo, noi, lealisti, non abbiamo niente. Serve un riequilibrio e io su questo punto non mi fermo, non mi posso fermare». Il Cavaliere, come è sua indole, ha promesso che il riequilibrio ci sarà. Una delle ipotesi è quella di nominare Fitto coordinatore unico del Pdl-Forza Italia accanto ad Alfano vicepresidente del nuovo partito guidato (naturalmente) da Berlusconi.



Il Cavaliere è preoccupato. «Se io tocco Alfano, delegittimo il governo e si torna a quel momento terribile, prima del voto di fiducia», ha spiegato. Insomma, «ho bisogno di tutti, le prossime settimane saranno terribili, non possiamo permetterci giochini autoreferenziali e distruttivi». Questo stato d’animo berlusconiano è confermato da uno dei «lealisti», Ignazio Abrignani, che osserva: «Tutti vogliamo evitare di dare un ulteriore dolore a Berlusconi. Perchè per lui queste divisioni sono intollerabili».



IL CAPO

«Il leader sono sempre io», ha detto Berlusconi ai contendenti. Ma la situazione resta quella che è. Nessuno crede più in un voto anticipato, e a tutti fa gola prendere ora in mano le redini del Pdl-Forza Italia per poi distribuire le carte quando Berlusconi sarà fuori dai giochi politici (ammesso che mai lo sarà). E dunque il braccio di ferro tra falchi e colombe (ma ieri sono spuntati altri volatili: «Io sono un uccello padulo», scherza il deputato Luca D’Alessandro) è destinato a continuare, nonostante le tisane che cucina il Cavaliere.



Berlusconi, in previsione della decadenza, chiede a tutti di «operare una moral suasion» presso i senatori di ogni partito - anche il Pd - per trovare i numeri giusti che gli garantiscano la salvezza dalla «ghigliottina» politico-giudiziaria. E quanto al riequilibrio nel partito? Un’altra ipotesi sarebbe quella secondo cui Alfano diventerà vice-presidente di Forza Italia ma affiancato da un direttorio formato da esponenti alfaniani e «lealisti» equamente divisi. Ma ieri notte i falchi hanno già stoppato questa soluzione.
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