La tela del premier per Roma: ora un fronte civile per salvarla

La tela del premier per Roma: ora un fronte civile per salvarla
di Marco Conti
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Mercoledì 8 Giugno 2016, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 09:08
ROMA - «Da adesso dovrà essere chiaro che se al Campidoglio andrà un pentastellato la responsabilità non sarà solo del Pd». «Sulla pelle della Capitale, sulla pelle di Roma e dell'Italia, non si può». L'allarme democratico non è ancora scattato, ma a palazzo Chigi in queste ore non è solo Matteo Renzi a chiedersi perché ancora non si avverta il segnale di una sollevazione contro la possibilità che la Capitale d'Italia venga consegnata ad un sindaco appartenente ad un partito populista, xenofobo, euroscettico e che in un solo giorno incassa i complimenti di Nigel Farage, leader degli euroscettici britannici, e l'appoggio ai ballottaggi di Matteo Salvini.

EFFETTO AUSTRIA
Per ora l'effetto Austria, che nei giorni scorsi ha bloccato sul filo di lana l'ascesa di un presidente xenofobo e populista, non si avverte. Manca la reazione che in Francia ci fu nel 2002 per bloccare l'ascesa di Le Pen. Malgrado ciò, Renzi è convinto che a Roma «la partita è aperta, apertissima». «Lasciamo fare Giachetti a Giachetti», ripete il segretario del Pd che resta a disposizione dei candidati-sindaci e, prima di organizzare iniziative in comune, attende i sondaggi di fine settimana. «Non ci sono iniziative in programma con Matteo. Per ora», spiega Roberto Giachetti che ieri pomeriggio era alla Camera per votare la legge sui partiti. «Ce la giochiamo sino in fondo» ripete il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini secondo il quale c'è da lavorare non solo sugli elettori che hanno scelto la Meloni, Marchini o Fassina, ma soprattutto tra la valanga di coloro che hanno deciso di rimanere a casa.La candidatura olimpica di Roma che la Raggi non vuole. Il progetto del nuovo stadio più volte contestato dai grillini. La minaccia fatta a suo tempo da Grillo di licenziare tutti i dipendenti comunali. La promessa della Raggi di non pagare i debiti del comune che rischia di far saltare aziende e artigiani oltre che a provocare l'ennesima stretta al credito da parte delle banche, ma soprattutto la natura sostanzialmente di destra del M5S a Roma, che ottiene il sostegno di Salvini dopo aver a suo tempo incassato quello della Meloni, sono gli argomenti sui quali si intende battere nei prossimi dieci giorni di campagna elettorale. Obiettivo «stanare una candidata - si racconta al Nazareno - che pesca consensi a destra e sinistra proprio per come sa essere sfuggente su ogni problema».Inchiodare la Raggi ai problemi di Roma e recuperare l'astensione sono gli obiettivi del Pd. Per farlo si lascerà spazio al dibattito tra candidati. «A Milano come a Torino, Bologna e Roma occorre la massima mobilitazione». Renzi ha iniziato a sferzare il partito poche ore dopo la chiusura delle urne. E' convinto che il primo turno non sia andato male, ma lascia agli altri partiti dormire sugli allori ed evita soprattutto la personalizzazione del secondo turno. In questo modo si cerca di scongiurare la saldatura di un fronte anti-Renzi nell'elettorato di FI, M5S, Lega e Fratelli d'Italia. Ciò non significa che il premier voglia stare alla finestra. Ieri ha chiamato al telefono tutti i candidati del Pd e ha trovato il modo anche per far arrivare gli auguri a Silvio Berlusconi. L'hashtag io ci credo, riferito alla possibilità che a Roma vengano assegnate le Olimpiadi, diventa hashtag per Giachetti. «Ce la possiamo fare», ripete Renzi che ricorda come a Roma nel 2008 al secondo turno Alemanno prese 108 mila voti e Marino nel 2013 151 mila. Sfida possibile per Renzi che per quindici giorni manderà in giro per la città tutti i parlamentari eletti di Roma.Renzi promette di tornare a fare Renzi dentro e fuori il partito molto presto, ma sa che prima deve passare la cruna di amministrative che sapeva non risultare facili. Al punto da aver più volte sostenuto che non si tratta di un test sul governo. Per Renzi la sfida vera resta il referendum costituzionale di ottobre, ma le amministrative si sono trasformate in una sorta di antipasto che a destra, come a sinistra, vengono usate per fare arrivare il premier il più debole possibile all'appuntamento.

TAFAZZI
Normale, quindi anche per Renzi, che i nemici della riforma Boschi stiano cercando di avvantaggiarsi sul lavoro, ma in questo modo rischiano di consegnare Roma alla «inesperienza e alla totale inadeguatezza dei teorici delle scie chimiche». L'appello è rivolto a tutti ma soprattutto a quella parte di sinistra, dentro e fuori il Pd, che a Roma ha votato per la Raggi ritrovandosi al ballottaggio insieme a Salvini e a Farage. Sulla natura dei Cinquestelle si sono interrogati anche i parlamentari del Pd in un recente seminario a porte chiuse tenuto dal professor D'Alimonte che in conclusione ha sentenziato: «Basta guardare i flussi del loro elettorato per poter dire che sono loro il vero partito della Nazione». Di quale Nazione si tratti non è però dato ancora sapere.