Scontro con Juncker, Renzi: c'è dietro Berlino ma sui dossier non cambio linea

Renzi e Juncker
di Marco Conti
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Martedì 19 Gennaio 2016, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 10:52

«I colpi all'Europa sono colpi alla Germania e viceversa». Ne sono convinti a palazzo Chigi dove ieri, con molta sorpresa, hanno letto le dichiarazioni «provocatorie» di fonte anonima che accusano l'Italia di non avere interlocutori a Bruxelles. Le risposte ufficiali sono arrivate con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, il sottosegretario alle politiche Europee Sandro Gozi e, seppur indirettamente visto il ruolo, con lady Pesc Federica Mogherini.

Oltre Matteo Renzi non è voluto andare per non alimentare la polemica, ma la critica posizione del governo - rispetto a un'Europa a trazione tedesca - non cambia. Anzi, il presidente del Consiglio è convinto di aver colpito nel segno anche nell'avvicendamento dell'ambasciatore Sannino, la cui mancata sostituzione le fonti anonime sembrano indicare come motivo della mancanza di interlocutori.

«Hanno capito che facciamo sul serio», sostengono a palazzo Chigi sottolineando come l'Italia sia ora «un Paese solido e stabile», ma «abbiamo pagato care le timidezze dei governi passati su banche, fiscal compact e aiuti di Stato». Per toglierci di dosso «il provincialismo e far sentire la nostra voce», Renzi è pronto ad andare fino in fondo - anche se il 29 incontrerà la Merkel a Berlino - e chi «lo accusa di guasconismo», sostengono a palazzo Chigi, non capisce quanto sia rilevante questa partita per il futuro dell'Italia e dell'Europa».
 
DIFFICOLTÀ
La nomina del rappresentante potrebbe essere questione di giorni - in pole position sembra esserci l'attuale ambasciatore in Belgio Vincenzo Grassi - ma Renzi non ha fretta e ritiene che le questioni di fondo siano ben altre e molte di metodo. «L'Italia - secondo i ragionamenti che si fanno in queste ore a palazzo Chigi - è il Paese con il tasso di europeismo più alto, ma sinora qualcuno se ne è approfittato». «La musica ora è cambiata» e questo allarma Juncker. Il presidente della Commissione è in difficoltà.

La Commissione ha contenziosi con quasi tutti i Ventotto. «C'è il problema serio degli Stati membri che non si fidano l'uno dell'altro», ha sostenuto qualche giorno fa il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans. Dal referendum inglese, alla perdurante crisi greca. Dalla Polonia che cancella i diritti, alla Slovenia e l'Ungheria che non vogliono migranti. Dai metodi nella lotta al terrorismo contestati dal Belgio alle critiche portoghesi sul patto di stabilità fino allo stallo spagnolo.

RUOLO
Le bordate dell'Italia «alla Commissione dei burocrati» hanno irritato non poco Juncker. Il presidente della Commissione, dal carattere puntuto e a tratti vendicativo, non si aspettava l'attacco, convinto di aver aiutato molto l'Italia nella lotta per la flessibilità. Giovedì della scorsa settimana è volato a Berlino per incontrare la Merkel dalla quale ha ricevuto il via libera per l'affondo contro l'Italia puntualmente avvenuto l'indomani e reiterato ieri.

La serie di sgarbi - iniziata con la richiesta di procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per la mancata identificazione dei migranti - non preoccupa però Renzi anche se allarma coloro che con Bruxelles hanno rapporti strettissimi. In primis la Mogherini, il cui ruolo le impone uno stile diverso da quello di Renzi che però non ha gradito l'esclusione dell'Italia da alcuni tavoli. In allarme, per la deriva che rischia di prendere l'Europa è anche il Quirinale che nei contatti informali cerca di gettare acqua sul fuoco.

Renzi però tira diritto puntando ad ottenere non solo il via libera alla bad bank, ma anche alla legge di stabilità e allo scomputo dal patto di stabilità dei soldi da dare alla Turchia per gli immigrati. In questo modo incassa anche il dividendo interno togliendo spazio all'antieuropeismo grillino e leghista, ma soprattutto guadagna spazi sulla stampa internazionale (vedi il Wall Street Journal) che - esclusa ovviamente quella tedesca - critica la germanizzazione dell'Europa acceleratasi negli ultimi mesi per le immense difficoltà della Francia divenuta il vero malato d'Europa.

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