Cancellieri, il silenzio irritato di Letta:
così il governo torna a rischio

Cancellieri, il silenzio irritato di Letta: così il governo torna a rischio
di Marco Conti
3 Minuti di Lettura
Sabato 2 Novembre 2013, 07:56
Lo scossone rischia di essere forte e a Palazzo Chigi ieri si incrociavano le dita nel timore che altro possa emergere nel caso Cancellieri-Ligresti. La preoccupazione di Enrico Letta per le possibili conseguenze sul governo è forte e il silenzio di queste ore rende ancora più assordante il tam tam che comincia a levarsi dentro al Pd in favore delle dimissioni del ministro che ieri l’altro si è data disponibile con i presidenti di Camera e Senato per spiegare in aula il motivo del suo intervento «umanitario». Malgrado l’irritazione, Letta spera che il passaggio in aula possa bastare a chiarire la vicenda e che il governo possa superare anche questo ennesimo scoglio e riprendere ad occuparsi dei problemi del Paese.



IMPATTO

Il passaggio del ministro della Giustizia al Quirinale di giovedì scorso, anche se in agenda per discutere del problema del sovraffollamento delle carceri, è stata per la Cancellieri occasione per anticipare al presidente della Repubblica la sua versione dei fatti. Così come il ministro ha avuto modo di spiegarla allo stesso Letta che però non sottovaluta l’impatto che la vicenda rischia di avere per il governo proprio nel momento in cui l’esecutivo sta cercando di mettere assieme una legge di stabilità già oggetto degli assalti del Pdl. In questo momento qualunque sassolino rischia di trasformarsi per il governo in una valanga e i partiti che compongono la strana maggioranza non esitano a giocarsi l’un contro l’altro ogni possibile contraddizione. In attesa di possibili novità, a palazzo Chigi il silenzio è stato rotto solo dal vicepremier Angelino Alfano che per primo ha dato la sua solidarietà alla Cancellieri evitando però di fare i paragoni che la Santanchè ha invece fatto con la telefonata di Berlusconi per Ruby.



GOVERNO UNITO

Nel momento di massima tensione con il Cavaliere, Alfano deve poter contare su un governo in piena forma, ma Letta deve comunque fare i conti con un Pd in piena campagna congressuale e che, per dirla con il renziano Antonio Funiciello, «non può permettersi di sostenere la Cancellieri dopo aver fatto dimettere la Idem per duemila euro». Non c’è dubbio però che le eventuali dimissioni della Cancellieri, che rappresenta per popolarità raggiunta uno dei fiori all’occhiello degli ultimi due esecutivi, rischia di trasformarsi nel sassolino in grado di scatenare la slavina e innescare quel rimpasto di governo che Letta ha sempre visto come il fumo negli occhi e che lo costringerebbe a rimescolare la squadra con tutte le incognite legate alla trasformazione del Pdl in Forza Italia. Il riserbo sui colloqui che ieri ha avuto con la stessa Cancellieri conferma il nervosismo di Letta per una vicenda che rischia di riversare sul governo il nodo degli irrisolti rapporti tra politica e giustizia. La fretta del Pd affinché la Cancellieri «venga presto in aula», è la stessa del premier Letta che spera di chiudere la questione e di non trasformarla in un altro caso Shalabayeva. E’ però difficile che il ministro possa presentarsi in aula prima di metà settimana visto che in agenda ha per oggi la partecipazione al Congresso dei Radicali italiani, da sempre in prima fila nel difendere i diritti dei detenuti, e per lunedì e martedì una trasferta a Strasburgo proprio per discutere delle possibili sanzioni che la Ue potrebbe infliggere all’Italia per il sovraffollamento delle carceri.



RADICALI

Proprio perché sostiene di non aver nulla da nascondere, la Cancellieri è decisa ad andare avanti e il congresso dei Radicali gli dà sicuramente l’occasione per replicare con durezza e confermare il suo interesse e la sensibilità istituzionale avuta da sempre per i problemi dei detenuti. Sempre che la vicenda non si arricchisca di altri particolari e che costringerebbero Letta ed il Pd a fare i conti con una sorta di caso-Ruby. Proprio quello che spera il Pdl per dimostrare, come sostengono in questo ore in via dell’Umiltà, che «in Italia esistono due pesi e due misure». E’ per questo che il silenzio è d’oro, da parte di palazzo Chigi, dei ministri e di Mario Monti che della Cancellieri fu il talent scout.
© RIPRODUZIONE RISERVATA