25 aprile, Mattarella: la Resistenza come il Risorgimento

25 aprile, Mattarella: la Resistenza come il Risorgimento
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Giovedì 26 Aprile 2018, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 00:49
La Resistenza come il Risorgimento, ispirata dagli stessi valori di «libertà, umanità, civiltà e fratellanza», e i suoi protagonisti come i «patrioti» che «andavano a morire in nome dell'unità d'Italia». È il parallelo tracciato dal capo dello Stato Sergio Mattarella in occasione del 73/o anniversario della Liberazione. Una ricorrenza che è stata celebrata con manifestazioni in tutta Italia. Non sono però mancate tensioni in alcune città, come Milano e Roma e
Firenze. Nel capoluogo lombardo ci sono state forti contestazioni nei confronti della Brigata ebraica. Nella capitale, dove la Comunità ebraica non ha partecipato al corteo dell'Associazione partigiani, ci sono stati fischi per la sindaca Virginia Raggi da parte di alcune delegazioni presenti in piazza, in particolare da quella palestinese.

A Firenze, invece, quattro arresti, dopo che un gruppo di manifestanti "antifascisti" ha tentato di raggiungere la piazza delle celebrazioni ufficiali per contestare, secondo la Digos, il sindaco Dario Nardella e le altre autorità presenti.
 
 


A Casoli (Chieti), dove fu fondata la Brigata Maiella, il clou delle celebrazioni, con il discorso pronunciato nel teatro
comunale dal capo dello Stato, che ha visitato anche un ex campo di concentramento fascista. «La Resistenza fu un movimento corale, ampio e variegato, difficile da racchiudere in giudizi troppo sintetici» ha detto Mattarella,  ricordando le tante insurrezioni nelle regioni del Sud.

A Milano c'è stata una grande partecipazione alla manifestazione che ha visto sfilare in testa, tra le organizzazioni promotrici e l'Anpi, il sindaco Giuseppe Sala e il leader della Cgil Susanna Camusso. Ma contestazioni al grido di "Palestina Libera" e "Israele Stato assassino" hanno investito lo spezzone di corteo dove transitavano le associazioni degli ex deportati nei campi di concentramento nazisti e manifestanti della Brigata ebraica. Protagonisti della protesta associazioni pro Palestina e frange della sinistra.

A Roma hanno sfilato in 20 mila al corteo dell'Anpi confluito a Porta San Paolo: in polemica con la presenza della comunità palestinese con bandiere e kefiah, non c'era invece la comunità ebraica, che ha tenuto una manifestazione separata al Museo storico della liberazione di via Tasso. «Non siamo stati in grado di preservare l'unità del corteo e abbiamo perso un'occasione: abbiamo lasciato che qualcuno introducesse in questa festa dei temi estranei e che nulla hanno a che vedere con lo spirito della festa», ha detto la sindaca, che ha partecipato a entrambe le manifestazioni.

 


Ma il suo intervento dal palco di porta San Paolo è stato accolto anche da fischi e dal grido «vattene» partito dallo spezzone del corteo della comunità palestinese. «I fischi non riscriveranno la storia», ha replicato la prima cittadina; «dispiace per i fischi, ma la sindaca non può pretendere di escludere nessuno», la risposta del presidente della comunità palestinese Yousef Salman.

Fischi e grida di "vergogna" anche alla cerimonia alla Risiera di San Sabba, unico lager nazista in Italia: destinatari il sindaco di Trieste Roberto Di Piazza e il rabbino Alexander Meloni. E ancora qualche fischio, ma anche applausi, a Genova al sindaco Marco Bucci e al governatore della Liguria Giovanni Toti. A Todi il Comune guidato dal centro-destra ha negato il suo patrocinio alla cerimonia dell'Anpi per non aderire a celebrazioni «di parte» e così si sono tenute due feste diverse.

Tanti i messaggi dei rappresentanti delle istituzioni sul 25 aprile: per il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni fu «il giorno del riscatto dell'Italia»; «una pagine irrinunciabile» per il presidente della Camera Roberto Fico, e «un patrimonio comune della memoria» per la presidente del Senato Elisabetta Casellati. 



 
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