Nel 1986 Bolin era stato accusato della morte di Teri Lynn Matthews, 26 anni, che era stata rapita da un ufficio postale nei pressi di Tampa, violentata e torturata. Poi è stato dichiarato colpevole anche dell’uccisione di una ragazza di 17 anni, Stephanie Collins, e di Natalie Holley, anche lei giovanissima, ma quel verdetto era stato reso inefficace a causa di errori di diritto. Salvo arrivare la sentenza di secondo grado, che non ha lasciato nessuno scampo all’uomo, nonostante abbia sempre dichiarato di non aver mai conosciuto le vittime.
Nel 1996 aveva anche sposato un membro del suo team di difesa in una cerimonia in diretta televisiva dal braccio della morte dove già viveva, attirando l’attenzione della stampa internazionale. Rosalie Martinenz aveva lasciato il suo precedente marito, un famoso avvocato di Tampa, per unirsi con il serial killer. La donna, tuttavia, è rimasta al suo fianco fino all’ultimo giorno. Poco prima di morire, Bolin ha dichiarato ai microfoni dell’emittente americana Fox 13 News che non aveva ucciso lui quelle donne, che aveva la coscienza pulita. «E’ la Florida che mi sta uccidendo – ha detto -. Le famiglie delle altre vittime non troveranno alcuna pace dopo la mia morte».
Ieri l'uomo ha richiesto il suo ultimo pasto, una fetta di carne con insalata e patate dolci e una fetta di torta meringata al limone, e ha aspettato con i suoi cari il pomeriggio, quando era fissata l’esecuzione, la prima del 2016 negli Stati Uniti. Lo scorso anno se ne sono registrate 28, il numero più basso dal 1991, secondo l’organizzazione no-profit Death Penalty Information Center.
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