Parigi, le 500 telefonate tra Hayat Boumeddiene, la fuggiasca, e la moglie di uno dei fratelli Kouachi

Parigi, le 500 telefonate tra Hayat Boumeddiene, la fuggiasca, e la moglie di uno dei fratelli Kouachi
di Giulia Aubry
2 Minuti di Lettura
Domenica 11 Gennaio 2015, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 18:43
Come tante altre donne Hayat Boumeddiene - il “burqa solitario” dei tragici eventi di Parigi, la vedova-fantasma di Coulibaly, l’assassino del supermercato kosher, la donna più ricercata di Francia - amava parlare al telefono. E questa cosa le piaceva così tanto da aver chiamato per ben 500 volte, solo nell’ultimo anno, Izzana Hamyd, la moglie di Cherif Kouachi, uno dei due fratelli responsabili della strage alla redazione di Charlie Hebdo. Un dato che oggi assume un significato che va ben oltre una pur stretta amicizia tra le due donne.

È quanto emerge dai tabulati del suo cellulare, e quanto riportato oggi da numerosi giornali francesi e britannici. I dati sono stati immediatamente resi disponibili, in quanto la Boumeddiene, insieme a Coulibaly e ai fratelli Kouachi, erano stati messi sotto stretto controllo dalle forze dell’ordine francesi alla fine del 2011, quando Said Kouachi era rientrato dallo Yemen. In quel paese il maggiore dei fratelli Kouachi avrebbe ricevuto (stando a quanto riportato da numerosi giornali) un addestramento speciale da parte di Aqap (Al Qaeda nella Penisola Araba) e avrebbe incontrato Anwar Al-Awlaki, un leader terrorista che più tardi sarebbe stato ucciso in un attacco di un drone statunitense. Le linee telefoniche, fisse e mobili, e le connessioni internet dei quattro erano così quotidianamente intercettate e monitorate.

I controlli però erano stati sospesi a luglio del 2014, perché – secondo quanto avrebbe dichiarato una fonte del ministero di giustizia francese ad alcuni mezzi di informazione – non era emersa nessuna connessione con un movimento islamista radicale, e l’attenzione (oltre a uomini e soldi) si era spostata su personaggi che sembravano costituire una minaccia più immediata.

Quelle cinquecento telefonate oggi sembrano qualcosa più di un indizio, così come quel percorso che ha portato una bella ragazza franco-algerina dalle foto in bikini all’immagine della donna con il burqa e la balestra cui, aggiungeremmo oggi, “piaceva tanto parlare al telefono”.