Iraq, Cameron agli alleati: «Basta pagare i riscatti per gli ostaggi». Ecco cosa c'è dietro l'appello del premier

Iraq, Cameron agli alleati: «Basta pagare i riscatti per gli ostaggi». Ecco cosa c'è dietro l'appello del premier
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Venerdì 5 Settembre 2014, 14:28 - Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 18:59
Al vertice Nato David Cameron ha chiesto con forza agli Alleati di non pagare pi riscatti ai terroristi islamici di qualsiasi gruppo.

Le ragioni per le quali la Gran Bretagna e gli Stati Uniti si mostrano inflessibili su questo punto nascono dal fatto che il rapimento di ostaggi è ormai la principale fonte di finanziamento della Jihad. Fatta eccezione per l’Isis, il Califfato che ha espugnato la Banca Centrale di Mosul in Iraq nel giugno scorso diventando così l’organizzazione terroristica più ricca al mondo con un patrimonio stimato di oltre mezzo miliardo di dollari, tutti gli altri gruppi terroristici si espandono e diventano sempre più aggressive grazie ai riscatti pagati dall’occidente. Finché i Paesi occidentali saranno disposti a pagare somme altissime per i propri cittadini, i rapimenti si moltiplicheranno e i soldi ottenuti dai terroristi andranno a finanziare armi e stipendi per i miliziani che diventeranno sempre più numerosi.



A Cardiff David Cameron ha parlato del doloroso caso di David Haines, il cittadino britannico che è apparso nell’ultimo video a seguito della decapitazione di Steven Sotloff, in una tunica arancione inginocchiato davanti a quello che si sospetta essere «Jihad John», un altro cittadino britannico presunto responsabile delle decapitazioni di James Foley e Steven Sotloff. Davide Haines era stata la guardia del corpo dell’italiano Federico Motka, cooperante dell’organizzazione non governativa francese Acted rapito nel campo profughi di Atmeh in Siria e liberato lo scorso maggio dopo il pagamento di un riscatto che si dice abbia superato i sei milioni di euro.



Ricordando il tweet di Matteo Renzi che annunciava alla madre di Motka e all’Italia la buona notizia della liberazione del cooperante, non si può non riflettere sulle conseguenze di questa strategia che premia i terroristi e apre strade e mezzi a nuovi rapimenti come quelli di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due giovanissime volontarie italiane ancora in mano ai loro carcerieri in Siria.



Come risponderá l’Italia al sequestro delle nostre connazionali? Le trattative diplomatiche sono in atto da settimane e ci si chiede se sarà possibile liberarle senza il pagamento di un riscatto, senza alimentare così l’idea che gli ostaggi italiani siano prede appetibili. E’ di questo che parla Cameron quando durante il vertice Nato ha fatto appello alla senso di responsabilità di paesi come Italia, Francia e Spagna per disarmare il terrorismo anche attraverso il blocco di ogni tipo di finanziamento.



Tuttavia i rapimenti a volte hanno come scopo un obbiettivo politico, e per questo in alcuni gli Stati Uniti sono scesi a compromessi con i terroristi. In un sondaggio Reuters-Al Jazeera il 62% degli americani si è detto favorevole a una politica di tolleranza zero verso i riscatti economici. Nonostante ciò la Casa Bianca ha negoziato con i Talebani per il rilascio di Bowe Bergdahl, un soldato americano tenuto in prigionia per cinque anni e liberato lo scorso maggio in cambio della scarcerazione di cinque talebani prigionieri delle forze americane.



Un caso simile è quello del Fronte Al-Nusra, gruppo salafita siriano, che tiene prigionieri 45 soldati dell’Onu provenienti dalle Fiji rapiti sulle alture del Golan mentre erano di servizio con la missione Undot. I caschi blu sul Golan sono incaricati di mantenere pacifica la frontiera tra Siria e Israele a seguito dei negoziati americani a favore di un cessate il fuoco permanente tra i due paesi firmato nel 1974.



Il loro rapimento ha messo Al Nusra in contatto immediato con le Nazioni Unite, dandogli la possibilità di richiedere come riscatto la cancellazione dalla black list del terrorismo internazionale. Se questa richiesta non verrà accolta, i caschi blu verranno giudicati «secondo la legge di Dio». Come nel caso dei talebani Al-Nusra è un gruppo terroristico che vuole farsi movimento politico e attore internazionale.



I terroristi di Al Nusra non hanno bisogno di soldi, ma di legittimità. Il ricatto quindi è politico e non economico. Il dilemma tuttavia non cambia, dare legittimità e potere di negoziato ai terroristi renderebbe il rapimento un’arma politica su scala globale.



Tra le sfide contro il terrorismo a cui i paesi occidentali vengono chiamati c’è sicuramente, come sottintende Cameron, la scelta tra i benefici a breve termine o quelli sulla lunga distanza contro la minaccia jihadista. I riscatti che portano a casa gli ostaggi regalano visibilità politica all’interno del proprio paese e un senso di sollievo, ma una strategia contro ogni trattativa finanziaria con i terroristi è l’unica che a lungo andare può indebolire i terroristi islamici senza ricorrere a un intervento militare, a cui prima o poi anche l’Italia verrebbe chiamata per difendere i confini del Mediterraneo.
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