Migranti, blitz contro l'Italia: «Date a noi le vostre quote»

Migranti, blitz contro l'Italia: «Date a noi le vostre quote»
di David Carretta
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Venerdì 18 Dicembre 2015, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 09:19
BRUXELLES Usare le quote di rifugiati che Italia e Grecia dovrebbero trasferire verso altri paesi dell'Unione Europea per allentare la pressione sugli Stati membri che attualmente si trovano in difficoltà: mentre Matteo Renzi annunciava battaglia al Vertice de capi di Stato e di governo di ieri, dietro le quinte un gruppo di paesi ha iniziato a lavorare su un piano che rischia di privare l'Italia della solidarietà sui migranti strappata a fatica negli scorsi mesi.

L'idea è contenuta in un documento presentato ai leader dal Lussemburgo, che negli ultimi sei mesi ha avuto la presidenza di turno dell'Ue ed ha condotto le trattative tra i governi sulle misure legislative per affrontare la crisi dei rifugiati. «È necessario prendere in seria considerazione la possibilità per altri Stati membri di beneficiare delle possibilità di ricollocazione allocate, ma sottoutilizzate», si legge nel rapporto lussemburghese sulla gestione dei flussi migratori. Tradotto dal gergo europeo: le quote non utilizzate da Italia e Grecia potrebbero finire innanzitutto alla Svezia, che ha chiesto di poter beneficiare della cosiddetta «relocation» perché la sua capacità di accoglienza si è esaurita dopo l'arrivo di quasi 200 mila profughi.

LA RIDUZIONE
In alternativa alcuni paesi spingono per ridurre i numeri della ricollocazione per Italia e Grecia e usare quote di rifugiati per un programma di reinsediamento di profughi siriani direttamente dalla Turchia sponsorizzato dalla Germania. Oltre ai paesi scandinavi e al Lussemburgo, anche la Francia sarebbe favorevole. La marcia indietro sulla «relocation» è politicamente difficile e giuridicamente complicata. La Commissione di Jean-Claude Juncker è contraria a rimettere mano a quello che è il simbolo della solidarietà Ue. I governi hanno già votato sul programma per ridistribuire 160 mila siriani, eritrei e iracheni da Italia e Grecia. Ma la ricollocazione non è mai decollata: secondo un rapporto della Commissione pubblicato martedì, solo 154 richiedenti asilo sono stati effettivamente trasferiti dall'Italia sui 39.600 che dovrebbero partire in due anni.

Il problema non è tanto la mancanza di solidarietà europea: gli altri paesi hanno già offerto più di mille posti. «Non ci sono siriani e ci sono pochi iracheni e eritrei», spiegano fonti italiane. I migranti economici dall'Africa e dall'Asia sono esclusi per le soglie fissate dalla Commissione, che prevedono di far partecipare solo le nazionalità con un tasso di riconoscimento di asilo nell'Ue superiore al 75%. «La relocation dall'Italia attualmente risente di una mancanza di potenziali candidati dovuta al basso livello di arrivi concentrati su nazionalità non eleggibili», dice il rapporto della Commissione. Secondo l'esecutivo comunitario, l'Italia attualmente ha «individuato» solo «186 candidati alla relocation».

I PIANI
«I piani di reinsediamento della Turchia sono sempre più visti come uno strumento per sostituire il meccanismo della ricollocazione che chiaramente non funziona», spiega un ambasciatore dell'Est. Il ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, ha proposto di scontare il reinsediamento di 50 mila rifugiati siriani dalla Turchia dai 160 mila del ricollocamento. «La Francia è favorevole ad usare una parte dei 160 mila per il reinsediamento», spiega una fonte di Parigi. Prima del Vertice Ue, i leader di Germania, Austria, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Finlandia, Svezia e Grecia si sono riuniti all'ambasciata austriaca con il premier turco Ahmet Davutoglu per discutere del «meccanismo volontario di ammissione umanitaria» proposto martedì dalla Commissione, che prevede di accogliere fino a 80 mila rifugiati siriani direttamente dalla Turchia. La Germania avrebbe voluto una cifra più alta – 500 mila – ma la richiesta è stata giudicata irrealistica da altre capitali. L'obiettivo è di organizzare l'arrivo dei migranti in modo legale e ordinato, senza che rischino la vita nell'attraversata del Mar Egeo o sulla rotta dei Balcani.

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