Libia, Gheddafi contrattacca dopo i raid
Bombardamenti e scontri verso Tripoli

Raid aerei su Bengasi
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Martedì 22 Marzo 2011, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 00:11
ROMA - Altri attacchi notturni su Tripoli, dopo quello di domenica sera che ha centrato il bunker di Muammar Gheddafi, e incursioni con missili e bombe anche su Zintan, Misurata, Sabah, nel centro del Paese, Sirte, la città natale del colonnello dove secondo il governo vi sono stati molti morti, e una zona a est di Bengasi, dove le forze del raìs arretrano. Colpiti porti e basi aeree. Secondo quanto ha annunciato anche l'emittente panaraba Al Jazeera, installazioni radar e due basi per la difesa aerea controllate dalle forze di Gheddafi sono state attaccate ieri sera dalle forze della coalizione.



Scontri a Yefren, diversi morti. Almeno nove persone sono rimaste uccise nel territorio di Yefren, a sudovest di Tripoli, durante violenti scontri fra i ribelli, che controllano la zona, e le forze del regime. «Le forze di Gheddafi hanno intrapreso una offensiva fra ieri e oggi nella regione. I combattimenti hanno fatto almeno nove morti e molti feriti» ha detto uno dei testimoni , residente della città che si trova a 130 km dalla capitale. «Noi ci aspettiamo che la coalizione internazionale impedisca ai battaglioni di Gheddafi di avanzare verso questa regione - ha detto - In assenza di un intervento dei volenterosi il regime ha voluto prendere rapidamente il controllo della città, bombardando la regione e perpetrando il massacro, soprattutto a Yefren. Hanno fra l'altro impedito alle famiglie di portare i feriti verso la frontiera con la Tunisia. Hanno tagliato l'elettricità alla città. La maggior parte delle famiglie ha abbandonato le proprie case. Ci serve aiuto. Le tribù amazigh (berbere) si sono unite a quelle arabe per costituire un solo fronte, per contrastare l'offensiva di Gheddafi. Ma le forze sono sproporzionate».



Gheddafi bombarda Misurata. Le brigate di Gheddafi hanno ripreso questa mattina l'attacco alla città di Zintan, in Tripolitania, con bombardamenti sul

centro cittadino da parte dei carri armati che cingono d'assedio la città, causando una decina di morti. Inoltre hanno scatenato un bombardamento di artiglieria sulla città ribelle di Misurata, 200 km a est di Tripoli, ancora in mano agli insorti: a sparare sono i cannoni dei carri armati delle forze fedeli a Gheddafi. Il bombardamento avrebbe provocato una quarantina di morti, tra cui quattro bambini che viaggiavano a bordo di un'automobile.



«Alla fine vinceremo noi». Lo ha detto il leader libico Muammar Gheddafi rivolgendosi alla folla a Tripoli ripreso in diretta dalla tv. La CNN ha diffuso stralci del discorso pronunciato oggi dal colonnello a Tripoli, in cui ha ripetuto: «Sono qui, sono qui». Il leader libico si è quindi impegnato a continuare a combattere.



Tre giornalisti occidentali sono stati arrestati dalle forze armate libiche: lo ha comunicato il loro autista. Si tratta di due reporter dell'agenzia France Presse e un fotografo della Getty Images, fermati il 19 marzo nella zona di Tobruk. I giornalisti dell'Afp sono il britannico Dave Clark, 38 anni, e il tedesco-colombiano Roberto Schmidt, 45; il fotografo della Getty Images è l'americano Joe Raedle, 45. Di loro non avevano più notizie da venerdì. L'autista libico che ha dato la notizia, Mohammed Hamed, rientrato domenica a Tobruk, nella sua testimonianza ha detto di aver preso i tre giornalisti a bordo della suo auto la mattina del 19 marzo a Tobruk, di averli accompagnati lungo la strada che conduce ad Ajdabiya. Qualche decina di chilometri prima di entrare in quest'ultima, ha raccontato l'autista, hanno incrociata una colonna di mezzi militari libici, jeep e veicoli blindati trasporto truppe, hanno cercato di compiere una inversione a "U", ma sono stati bloccati dalle armi spianate di quattro militari e costretti a scendere. Dave Clark ha gridato ai militari «Sahafa!, sahafa!» (Stampa!, stampa!), ma i tre giornalisti - dice l'autista - sono stati costretti a inginocchiarsi sul bordo della strada con le mani dietro alla nuca. L'auto, insieme ad altri veicoli che sono passati nel frattempo lungo la strada, fra i quali un'ambulanza, sono stati dati alle fiamme dai militari, che hanno poi caricato i tre giornalisti su un mezzo militare verso una destinazione sconosciuta.
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