Libia, intesa storica Haftar-Al Sarraj: esercito unico, disarmate le milizie

Libia, intesa storica Haftar-Al Sarraj: esercito unico, disarmate le milizie
di Marco Ventura
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Maggio 2017, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 08:51
Elezioni entro marzo 2018, scioglimento delle milizie locali e comando condiviso delle forze armate, oltre alla formazione di un organismo che affiancherebbe l'attuale Consiglio presidenziale di Tripoli e in qualche modo lo supererebbe, composto dal premier dell'esecutivo libico di unità nazionale Fayez Al Sarraj, il suo rivale il generale Khalifa Haftar uomo forte della Cirenaica, e il presidente del Parlamento di Tobruk, fedele a Haftar, Aghila Saleh.

FACCIA A FACCIA
Un presidente e due vice, invece dei nove membri tutti di Al Sarraj. Questo il nocciolo dell'accordo raggiunto ieri ad Abu Dhabi, la capitale degli Emirati arabi uniti, tra Al Sarraj e Haftar. Forse una svolta. Un faccia a faccia atteso da tempo tra i due uomini che si contendono le sorti della Libia spaccata fra Tripolitania e Cirenaica, frutto di pressioni su Haftar dei suoi principali sponsor politici: Egitto, Russia e gli Emirati, ma anche, con maggiore discrezione per via della natura illegittima del suo potere, di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
Al Sarraj è il leader sul quale punta la diplomazia italiana, quella delle Nazioni Unite e in teoria dell'Unione europea. Ma Al Sarraj appare fragile se confrontato con la figura militaresca e assertiva, con molti appoggi internazionali, di Haftar. L'incontro è durato un paio d'ore, lungamente preparato da diplomazie e servizi segreti, e dovrebbe essere ratificato al Cairo a metà mese con la firma congiunta dei due contraenti.
Mattia Toaldo, analista senior dell'European Council on Foreign Relations (Ecfr) di Londra, dà voce allo scetticismo di quanti vedono dell'apertura di dialogo ieri una possibile svolta, gravata però da tanti punti interrogativi. In una visita agli Emirati due settimane fa, Haftar aveva già stemperato la propria intransigenza contro Al Sarraj, dicendosi pronto a «servire sotto un'autorità civile». Una mossa politica che indica secondo Toaldo «una nuova strategia da parte di Haftar: accettare di giocare per qualche mese secondo le regole dell'accordo Onu, il cosiddetto Lpa, ma avere in cambio la garanzia di elezioni presidenziali all'inizio del prossimo anno».

RISCHIO VIOLENZE
Elezioni che come fu nel 2014, potrebbero però innescare nuove violenze. L'accordo fra Tripoli e Tobruk era naufragato sul nodo spinoso della guida dell'esercito. L'intesa prevede non a caso, secondo fonti dell'emittente libica 218Tv, di abolire sulla base di un voto parlamentare l'articolo 8 dell'accordo di Skhirat da cui era nato il governo di unità nazionale, che attribuiva al Consiglio presidenziale guidato da Al Sarraj la guida unica delle forze armate. Haftar era stato tagliato fuori. Secondo Toaldo, il guaio è che Al Sarraj è minato da una debolezza personale che rischia di non essere una garanzia sufficiente verso le fazioni tripoline che paventano la personalità debordante di Haftar.

Il generale si starebbe preparando alla campagna elettorale con propri comitati, sulla falsariga di quanto ha già fatto il generale Al Sisi in Egitto. L'accordo di ieri prevede comunque una consultazione continua fra due gruppi di lavoro che fanno capo a Tripoli e a Bengasi-Tobruk. Inoltre, un coordinamento per mettere ordine nel Sud della Libia, e la volontà di risolvere insieme anche l'emergenza migratoria. L'obiettivo principe è la costituzione di un esercito unitario, favorito dallo scioglimento delle milizie. Traguardo molto lontano.