Il decreto, tuttavia, appare alquanto controverso e andrebbe in controtendenza con l'Islam, che non vede i gatti come animali impuri. Anzi. Lo stesso Maometto nutriva amore per i felini, come raccontato in un aneddoto che lo vede protagonista insieme alla sua gatta Muezza: un giorno la micia si addormentò sulla sua veste e lui, giunta l'ora della preghiera, preferì ritagliare la stoffa pur di non svegliarla. In un altro racconto, invece, Muezza avrebbe assunto i panni dell'eroina, salvando lo stesso profeta da un serpente che si era insinuato nella sua manica.
Racconti e leggende che, dunque, si oppongo a ciò che viene proclamato dalla Fatwa. Nei mesi scorsi, inoltre, i felini hanno avuto un ruolo centrale nella strategia propagandista del Califfato: sulla rete, infatti, erano circolate diverse immagini in cui i jihadisti coccolavano alcuni gatti. Un fenomeno talmente diffuso da portare alla creazione di un account ISILCats, non più visibile dopo l'intervento di Twitter, in cui si mostrava il lato tenero dei jihadisti. In alcune occasioni, sono state le stesse immagini dei mici a essere utilizzate per attirare e reclutare i giovani. Nessun segnale, dunque, poteva far ipotizzare quanto stava per essere deciso: i jihadisti hanno intimato in maniera perentoria di non opporsi alla caccia ai felini che, dopo essere scovati nelle abitazioni, verranno sterminati.
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