Ma si vede che il risultato ottenuto non era quello desiderato. Così, a mali estremi, estremi rimedi: non solo il governo ha emesso una legge per far sparire le sigarette dagli scaffali dei negozi, con la minaccia ai commercianti di comminare loro multe salatissime, ma ha anche fatto bruciare centinaia di pacchetti in vere e proprie stufe nella capitale Ashgabat. Secondo fonti della televisione di Stato, che ha mostrato queste immagini, le sigarette sarebbero state sequestrate dopo essere state illegalmente vendute in giro per il Paese.
Dopo la notizia della stretta delle istituzioni sulla vendita di tabacco, infatti, molti titolari di esercizi commerciali avrebbero cominciato a vendere le sigarette sotto banco solo a fidati conoscenti, raddoppiando se non addirittura triplicando il loro prezzo, che è arrivato in alcuni casi a toccare quota 44 manat, pari più o meno a 12 euro. Durante una riunione all’inizio dell’anno, il presidente aveva persino fatto una reprimenda al responsabile del “Servizio per la tutela della società sana” per una scarsa efficienza nello sradicamento del tabagismo, minacciando di licenziarlo.
In Turkmenistan fumare è ancora legale, ma numerose sono le azioni volute dal numero uno del governo, che per altro è un ex dentista molto attento alla salute dei suoi concittadini, per scoraggiare le persone a farlo. Gli stessi media locali trasmettono frequenti reportage che promuovono azioni di vita sane, incentivando i cittadini a dedicarsi ad attività sportive e all’area aperta.
Nel 2004 era stato il remoto regno himalayano del Bhutan il primo a bandire nel mondo la vendita di tabacco, ma il contrabbando da e per la vicina India ha ampiamente fatto cadere il divieto. Proprio in Turkmenistan, secondo dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, è registrato il più basso numero di fumatori del mondo, solo l’8% della popolazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA