Le premesse erano ottime: cresciuto nelle giovanili del Psv è stato notato dall'Inter che lo ha inserito nella rosa della Primavera. Maaroufi si è messo in mostra conquistandosi anche l'esordio in Serie A nel 2006, sotto la guida di Mancini. «Ormai sono passati quasi dieci anni - racconta il tecnico all'ANSA - ma mi ricordo bene di Ibrahim. Era un bravo ragazzo con qualità e voglia di diventare calciatore. È davvero incredibile come, non c'entrando nulla, il suo nome sia oggi sulla bocca di tutti perchè associato a una tragedia che ha scosso gli animi di tutti noi». Maaroufi ha giocato cinque partite di Coppa Italia, si è allenato con Ibrahimovic, Samuel, Figo e Crespo ma la sua carriera non è decollata. Nonostante siano passati dieci anni dalla sua fugace esperienza in nerazzurro, ha lasciato un bel ricordo. «È stato disponibilissimo. Un bravo ragazzo - racconta all'ANSA l'allenatore della Primavera dell'Inter, Vincenzo Esposito - anche se il suo percorso sportivo non è stato molto lungo. Il suo atteggiamento comunque è sempre stato positivo e disponibile verso tutti. Un ragazzo come tanti». Un giovane semplice e cordiale, forse illuso dall'esordio con la maglia dell'Inter. Da quel momento Maaroufi ha giocato in Italia, Belgio, Marocco e Iran dove senza ricevere stipendio fu anche bloccato dalla società che gli requisì i due passaporti - quello belga e quello marocchino-. Ora tornato a casa nel Fc Schaerbeek, la squadra del quartiere in cui vivevano i fratelli El Bakraoui, lo chock del furto di indentità da parte di un kamikaze
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