Ibrahim Maaroufi, il calciatore derubato dell'identità dal kamikaze: «Non ho mai conosciuto El Bakraoui»

Ibrahim Maaroufi, il calciatore derubato dell'identità dal kamikaze: «Non ho mai conosciuto El Bakraoui»
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Mercoledì 30 Marzo 2016, 00:20
«Non ho mai conosciuto Khalid El Bakraoui. Ho parlato con la polizia loro sanno che non c'entro niente. Ora prenderò un avvocato per uscire da questa cosa. Non sapevo neppure dell'esistenza di quelle persone». Ibrahim Maaroufi, sguardo afflitto e preoccupato, racconta la sua verità e nega qualsiasi rapporto con i terroristi che hanno sconvolto il Belgio. La sua identità è stata usata da Khalid El Bakraoui, il kamikaze che si è fatto esplodere nella metro di Bruxelles, per affittare un appartamento divenuto covo del commando degli attentati di Parigi. Maaroufi, centrocampista belga naturalizzato marocchino, però, ai microfoni di SkyTg24 nega fermamente qualsiasi coinvolgimento: «Già a gennaio era stato detto che qualcuno avesse preso la mia identità per affittare un appartamento. Sono subito andato alla polizia, mi hanno detto che non c'era niente e che se avessero chiesto di me sarebbe stato solo per testimoniare. Una settimana fa - ha aggiunto Maaroufi - durante un controllo della polizia per strada, mi hanno consigliato di andare ancora a chiarire con le forze dell'ordine. Loro sanno che non c'entro niente, ma ora prenderò un avvocato per uscire da questa cosa. Non sapevo neppure dell'esistenza di El Brakaoui. Oggi da tutto il mondo mi sono arrivati messaggi. Non conosco la gente coinvolta. Si dicono mussulmani ma per me non lo sono, sono barbari», ha concluso il calciatore. Maaroufi è un nomade del calcio che ha cambiato più di dieci squadre in dieci anni con il desiderio di tornare in Belgio. Per anni ha inseguito con costanza e sacrificio il sogno di diventare un giocatore affermato.
Le premesse erano ottime: cresciuto nelle giovanili del Psv è stato notato dall'Inter che lo ha inserito nella rosa della Primavera. Maaroufi si è messo in mostra conquistandosi anche l'esordio in Serie A nel 2006, sotto la guida di Mancini. «Ormai sono passati quasi dieci anni - racconta il tecnico all'ANSA - ma mi ricordo bene di Ibrahim. Era un bravo ragazzo con qualità e voglia di diventare calciatore. È davvero incredibile come, non c'entrando nulla, il suo nome sia oggi sulla bocca di tutti perchè associato a una tragedia che ha scosso gli animi di tutti noi». Maaroufi ha giocato cinque partite di Coppa Italia, si è allenato con Ibrahimovic, Samuel, Figo e Crespo ma la sua carriera non è decollata. Nonostante siano passati dieci anni dalla sua fugace esperienza in nerazzurro, ha lasciato un bel ricordo. «È stato disponibilissimo. Un bravo ragazzo - racconta all'ANSA l'allenatore della Primavera dell'Inter, Vincenzo Esposito - anche se il suo percorso sportivo non è stato molto lungo. Il suo atteggiamento comunque è sempre stato positivo e disponibile verso tutti. Un ragazzo come tanti». Un giovane semplice e cordiale, forse illuso dall'esordio con la maglia dell'Inter. Da quel momento Maaroufi ha giocato in Italia, Belgio, Marocco e Iran dove senza ricevere stipendio fu anche bloccato dalla società che gli requisì i due passaporti - quello belga e quello marocchino-. Ora tornato a casa nel Fc Schaerbeek, la squadra del quartiere in cui vivevano i fratelli El Bakraoui, lo chock del furto di indentità da parte di un kamikaze
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