Dopo il caos dello sciopero dei mezzi del 17 aprile, con i treni evacuati a metà corsa e i passeggeri furiosi abbandonati sulle banchine, in Atac - l’azienda dei trasporti della Capitale - stanno per saltare le prime teste. Sono 3 i dipendenti, tutti con funzioni apicali, per cui l’azienda aprirà un procedimento disciplinare che potrebbe portare dritto al licenziamento. Si tratta del capo della metro A, Guglielmo Renzi, del coordinatore dei macchinisti e dell’assistente coordinatore. Domani si riunirà la Commissione disciplinare e farà partire le lettere di contestazione. Poi i dipendenti messi sotto accusa avranno 7 giorni di tempo per fornire le proprie contro-deduzioni, assistiti dai loro legali. Dopodiché arriveranno le sanzioni, che il Campidoglio conta di mettere nero su bianco in pochi giorni, «entro metà maggio».
DEMANSIONAMENTI
L’indagine interna che si è conclusa mercoledì ha identificato 9 responsabili per i disagi del «venerdì nero» della scorsa settimana.
L’ordine di far evacuare i treni è partito dalla Direzione Centrale Traffico, la sala operativa dove lavoravano 4 impiegati e un funzionario. Tutti e 5 sono stati messi sotto accusa. Le loro posizioni però, a leggere le carte della Commissione d’inchiesta, non vengono ritenute di una gravità tale da giustificare un licenziamento. Probabile che per loro si arrivi al trasferimento a un incarico minore. Un demansionamento. Il macchinista che ha abbandonato il treno a Cinecittà invece dovrebbe cavarsela con qualche giorno di sospensione.
IL MANAGER
Le posizioni più gravi sono invece quelle delle tre figure apicali. A partire dal responsabile di esercizio della metro A, Guglielmo Renzi, al timone della prima linea della metropolitana capitolina dal 20 gennaio di quest’anno. Ironia della sorte, la sua nomina era arrivata proprio dopo lo scandalo dei conducenti assenti in massa la notte di Capodanno, un episodio che aveva fatto saltare la poltrona del suo predecessore, Marina Adduce. La mossa però non ha dato i suoi frutti se, come si legge nella relazione finale dalla Commissione d’inchiesta, il nuovo responsabile della Metro A ora viene messo sotto accusa per la «mancata pianificazione delle attività fino all’inizio della fascia di garanzia». In sostanza, Guglielmo Renzi non avrebbe «ripianificato il servizio sulla base delle risorse disponibili per garantire il servizio» agli utenti. Il coordinatore dei macchinisti invece viene accusato della «mancata riprogrammazione dei turni» e della «mancata segnalazione agli uffici competenti per eventuali precettazioni», mentre l’assistente coordinatore non avrebbe «riposizionato i treni disponibili» per far ripartire le corse e non avrebbe «utilizzato correttamente i macchinisti disponibili, rimasti inattivi nonostante le forti carenze di risorse». Comportamenti che i commissari dell’Atac hanno definito «inadeguati» e che ora, ai 3 dipendenti, potrebbero costare il posto di lavoro.
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