Lo scrivono i giudici della quarta sezione penale, presieduta da Maria Teresa Guadagnino, nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 18 giugno, hanno condannato, fra gli altri, l'ex presidente a un anno di reclusione, pena sospesa, e a 450 euro di multa, nel processo con al centro il presunto pressing per favorire le sue due ex collaboratrici di quando era ministro dell'Interno. Il Tribunale ha anche inflitto 6 mesi e 200 euro di multa a Mara Carluccio, l'unica a vedersi riconosciute le attenuanti generiche. «Dall'istruttoria dibattimentale - scrive ancora Giuseppe Vanore il giudice estensore - è emerso (...) che alla selezione della Carluccio si era giunti non già all'esito di una regolare procedura di selezione ma per vie traverse». Secondo i giudici l'agire dell'ex dg di Eupolis Alberto Brugnoli (ha patteggiato 8 mesi nel novembre 2014) per il contratto alla Carluccio «era evidentemente rivolto a soddisfare le richieste di Maroni che, tramite Gibelli (Andrea, ex segretario generale del Pirellone, ndr) si stava adoperando al fine di procurare un incarico» alla donna.
Allo stesso tempo, i giudici riconoscono che non c'è stata «alcuna condotta qualificabile quale "pressione"» da parte di Roberto Maroni nei confronti di Christian Malangone, l'ex dg di Expo - assolto in secondo grado - per ottenere che Maria Grazia Paturzo, collaboratrice dell'ex governatore della Lombardia ai tempi in cui era ministro dell'Interno, lo seguisse nel viaggio a Tokyo nel maggio/giugno 2014 come componente delle delegazione dedicata al World Expo Tour.
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