Il giudice delle minigonne rischia il posto: «Sono troppo moderno, non mi hanno capito»

Il giudice delle minigonne rischia il posto: «Sono troppo moderno, non mi hanno capito»
di Sara Menafra
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Martedì 12 Dicembre 2017, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 10:47

ROMA Non si pente Francesco Bellomo, il magistrato del Consiglio di stato sottoposto a procedimento disciplinare che ora rischia la pena più grave (e rarissimamente applicata), la destituzione: «Quello in corso è un processo alle mie idee, si applica un giudizio morale a cose che riguardano la mia vita privata e un approccio disciplinare evidentemente non coerente, troppo moderno, per i tempi di oggi». A scatenare le indagini, penali e disciplinari, aggiunge, «è una ragazza con la quale ho avuto una normale relazione, una donna molto innamorata».

LE ACCUSE
Bellomo, che da anni gestisce tre sedi della scuola Diritto e scienza (Milano, Bari e Roma), una delle principali per la preparazione del concorso di accesso alla magistratura amministrativa, è sottoposto a procedimento disciplinare da oltre un anno per le accuse rivoltegli dal padre di una delle sue studentesse. La ragazza, poi seguita da un totale di otto borsisti della scuola di Milano, ha raccontato di una relazione divenuta quasi subito morbosa. Bellomo l'avrebbe sottoposta a pressanti domande sui rapporti che teneva con i precedenti fidanzati e con qualche compagno di corso e l'avrebbe minacciata di parlare del suo caso sulla rivista collegata alla scuola, Diritto e scienza. Le altre borsiste, sentite dopo che la denuncia del padre della ragazza alla procura di Piacenza è finita alla disciplinare hanno raccontato di un contratto con la scuola che imponeva «fedeltà assoluta» obbligo di riferire anche sulla propria vita personale ai docenti, senza alcun segreto e un dress code che includeva l'obbligo di minigonna. Sulla vicenda ha aperto un fascicolo Roma, dopo l'invio degli atti da palazzo Spada e Bari ha avviato aggiornamenti.

L'AUTODIFESA
Bellomo, in attesa dell'udienza cautelare della disciplinare fissata per venerdì difende i contratti che, aggiunge «sono stati contestati solo da otto borsisti e non sono comunque negli atti del procedimento disciplinare». Un'argomentazione molto logica, ma che finisce per ricordare il crudele accordo del Mercante di Venezia: «Chi sottoscrive il contratto con la scuola è libero di decidere se accettao rifiuta, per fare il concorso in magistratura non è obbligatorio seguire la scuola - dice il magistrato - In ogni caso, stiamo parlando di ragazzi di 25 o 30 anni, molto dotati, perfettamente in grado di decidere cosa fare». Il magistrato aggiunge che basta leggere il Metodo scientifico dell'istituto. Lo scritto, una trentina di pagine, effettivamente spiega che «l'addestramento mira al potenziamento dell'individuo senza l'impiego dell'ingegneria genetica o di strumenti artificiali, fondandosi sul costante, ossessivo, lavoro di sviluppo delle capacità psico-fisiche». Perché per fare il magistrato - è ancora il Bellomo pensiero - non basta conoscere la legge: «Come è noto il giudice è, o dovrebbe essere, un eletto. Non dal Popolo, ma dalla Ragione. Non potrebbe altrimenti giustificarsi un tale, mefistofelico, potere: decidere della vita degli individui». A difendere il metodo e a mediare, hanno raccontato le studentesse, anche il pm, Davide Nalin, che alla procura di Rovigo si occupa di reati a sfondo sessuale e contro le donne. Per Bellomo, il Pg della Cassazione ha proposto la sospensione cautelare dalla funzione e dallo stipendio, ma dietro l'angolo c'è il rischio di destituzione. Il presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, respinge l'accusa di tempi lunghi: l'azione disciplinare è stata esercitata in tempi rapidi e il giudizio definitivo sarebbe «imminente».

 
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