Giannini a giudizio in maxi-inchiesta di Camorra. Lui: non c'entro nulla, chiarirò tutto

Giannini a giudizio in maxi-inchiesta di Camorra. Lui: non c'entro nulla, chiarirò tutto
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Sabato 3 Gennaio 2015, 14:57 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 10:02
Anche l'ex capitano della Roma, Giuseppe Giannini, Il principe, è fra i 104 imputati rinviati a giudizio ieri nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Napoli sulle attività illecite del clan camorristico Contini.



L'ex calciatore è accusato di frode sportiva, reato aggravato dalla matrice mafiosa. Il suo coinvolgimento nella vicenda si riferisce al periodo 2008-2009 in cui allenava la squadra del Gallipoli che militava nel girone B del campionato di Lega Pro.



L'indagine che ha riguardato l'ex azzurro prende spunto dal ruolo del consuocero Salvatore Righi indicato come un prestanome del clan Contini. Secondo l'accusa, Righi, in concorso con Giannini e con il direttore sportivo della squadra pugliese, Luigi Dimitri, con 50mila euro corruppe alcuni giocatori (due rinviati a giudizio) del Real Marcianise per consentire la promozione del Gallipoli. La squadra pugliese vinse l'ultima di campionato battendo il Marcianise e ottenne la promozione.



L'indagine sulle attività del clan portò al sequestro di beni per 250 milioni di euro tra i quali numerosi locali commerciali (negozi, ristoranti e pizzerie) nel centro di Roma. Esercizi commerciali attraverso i quali venivano riciclate i proventi illeciti dell'organizzazione capeggiata da Eduardo Contini, detto 'o romano.



La replica di Giannini «È falso e ingiusto accostare il mio nome alla camorra o alla mafia. I magistrati hanno appurato che non c'è alcun rapporto tra quanto mi viene contestato e queste associazioni», si difende Giannini, al telefono con l'Ansa. L'ex capitano della Roma, dal 2013 ct del Libano, ha sottolineato poi come sia stato erroneamente definito suo consuocero uno degli altri indagati, Salvatore Righi: «Mia figlia non è mai stata sposata con un Righi, è stata fidanzata ma la storia si è chiusa».



«Quanto alla vicenda della frode sportiva - ha proseguito l'ex azzurro -, quando sarà il momento verrò sentito e sicuramente cercherò di chiarire tutto.
Ho fiducia nel lavoro della magistrature e nelle indagini che stanno portando avanti». «Domani torno in Libano per riprendere il mio lavoro, mi spiace aver letto queste cose non vere e spero che certe notizie vengano rettificate», ha concluso.