Una vicenda che ha dell'incredibile, secondo i soccorritori, avvenuta in piena città, in un luogo di grande passaggio, ma che probabilmente non è stata compresa perché accaduta in una giornata calda e in un'orario durante il quale non c'era nessuno in zona. Quando il 76enne non è stato visto tornare a casa sono scattate le ricerche, prima da parte delle forze dell'ordine che pensavano ad un allontanamento volontario, poi con la collaborazione di tutti gli uomini preposti al soccorso per setacciare, anche di notte, i colli e boschi che circondano Montegrotto. Oggi l'epilogo con il ritrovamento casuale e l'intervento fine sul filo di lana degli uomini del Soccorso alpino che si sono calati, con i sanitari, all'interno della 'bocca di lupò che arieggia gli spazi sotterranei di un palazzo. Una volta stabilizzato e imbarellato, l'uomo con un paio di funi è stato riportato in superficie, ironia della sorte proprio con l'ausilio delle chiavi ritrovate.
«Un caso unico e per noi inedito - dice Leonardo Calaon del Soccorso alpino, a nome di tutti i protagonisti della vicenda - anche se l'aumentare del numero di persone che si perdono o scompaiono anche in ambienti urbani o periferici richiede, ogni volta, un approccio diverso perché tutte le vicende sono diverse l'una dall'altra».
Casi come quello di Montegrotto richiedono una particolare perizia. «Per assurdo per noi - conclude - è più facile recuperare un alpinista in difficoltà perché il protocollo, elicottero o meno, è prestabilito. Tutt'altra cosa partecipare a questi interventi, per i quali siamo comunque addestrati, che si rivelano ogni volta imprevedibili ed ora pure sorprendenti»
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