Rimborsi, Casaleggio: non sono per me. E nega il conflitto di interesse sul digitale

Rimborsi, Casaleggio: non sono per me. E nega il conflitto di interesse sul digitale
di Simone Canettieri
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Martedì 31 Dicembre 2019, 08:39 - Ultimo aggiornamento: 14:04

Se Beppe Grillo è ancora incerto sul consueto «controdiscorso» di questa sera (un forfait sarebbe un evento storico), Davide Casaleggio saluta il 2019 andando all'attacco. Il figlio di Gianroberto, socio di Rousseau ed erede dell'azienda di famiglia, con un lungo post su Facebook si toglie diversi macigni dalle scarpe. A partire dalle accuse sul presunto conflitto d'interessi che riguarderebbe la sua azienda, la Casaleggio associati, e le attività parlamentari e governative del M5S. «Non sono parlamentare né ho incarichi di governo, non voto e non firmo leggi. Sarebbe interessante - spiega Casaleggio - sapere se i parlamentari che oggi si riempiono la bocca con attacchi nei miei confronti abbiano società di proprietà o quote in diverse di esse per le quali abbiano presentato direttamente in qualità di parlamentari, qui sì con potere di firma, delle leggi o emendamenti che abbiano avuto impatto sulle loro aziende. Mi risulta che 120 parlamentari abbiano una quota di un'azienda». Il problema, però, è che tra i parlamentari che lo accusano ci sono anche quelli del Movimento 5 Stelle. Molti dei quali scontenti, per usare un eufemismo, del finanziamento obbligatorio che sulla carta devono erogare tutti i mesi a Rousseau, la piattaforma di democrazia digitale creata appunto Casaleggio jr. «Per le attività di Rousseau e per il Movimento non sono mai stato retribuito, se non dalla soddisfazione di aver contribuito ai risultati ottenuti». Fatta questa premessa, «la Casaleggio associati non gestisce in alcun modo soldi dei parlamentari o del Movimento 5 stelle».

Il cuore dell'autodifesa del big del M5S è però sul caso Moby. Secondo una segnalazione dell'unità antiriciclaggio di Bankitalia l'armatore Onorato avrebbe stipulato dei contratti con la Casaleggio Associati (600mila euro) e con Beppe Grillo. La notizia è uscita nelle scorse settimane, tra le piaghe dell'inchiesta sulla fondazione di Matteo Renzi. Anche su questo punto Casaleggio dà la sua versione: «Nessun parlamentare o persona con incarichi governativi ha mai ricevuto pressioni di alcun tipo a favore di Moby (o per qualunque altro cliente di Casaleggio Associati) da parte mia o della mia azienda e qualunque parlamentare che si sia occupato di trasporti lo può confermare». «Tanto che, in realtà - spiega - per ciò che riguarda i suoi rapporti con lo Stato e con il governo era spesso sotto attacco e non mi risulta alcun vantaggio politico ricevuto dall'azienda di traghetti».

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Ma l'ombra ingombrante di Casaleggio è sinonimo anche di polemiche a Palazzo Chigi. Il piano per l'innovazione è stato stoppato dal Pd per via dei ringraziamenti del ministro Pisano proprio al figlio di uno dei fondatori del Movimento. Anche qui per un presunto conflitto d'interessi. «Un fatto veramente avvilente», sottolinea Casaleggio. Che conclude: «Sono contento di aver messo a disposizione gratuitamente tutti gli studi che ho pubblicato in questi anni e spero siano serviti nell'elaborazione della strategia. Se può servire a parlare di innovazione in Italia si tolga pure il mio nome dai ringraziamenti di quel documento». Sarà che è la fine dell'anno, sarà che i mondo grillino è alle prese con le restituzioni, ma l'uscita di Casaleggio non riscuote molto interesse né commenti. Eccetto il deputato del Pd Filippo Sensi: «Pare che Casaleggio trovi avvilente la polemica scaturita dal suo credit al Piano Innovazione della ministra Paola Pisano. Io, pensa un po', trovo avvilente che la ministra, già assessora della Appendino, paghi pegno a Casaleggio in calce al suo documento».

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