Manovra, intesa governo Bruxelles: ora va corretta

Manovra, intesa governo Bruxelles: ora va corretta
di Marco Conti
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Domenica 2 Dicembre 2018, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 08:18
IL RETROSCENA
ROMA Scendere è più complicato che salire, specie dopo la frenata del pil registrata ieri l'altro dall'Istat. E così a Montecitorio la manovra di Bilancio arranca malgrado l'assenza della riforma delle pensioni e del reddito di cittadinanza dal tavolo della maggioranza che sta preparando gli emendamenti per la commissione Bilancio che sinora ha votato un solo emendamento.

LA LUCE
Il rischio è che la manovra venga mandata direttamente in Aula senza relatore e che venga votata con la fiducia per recuperare il tempo perduto. Il problema del presidente Claudio Borghi e dei sottosegretari al Mef Castelli e Garavaglia non è infatti semplice visto che, per evitare la procedura d'infrazione, occorre tagliare circa sei miliardi e spostare a metà del nuovo anno Reddito e pensioni non basta. A meno che non si metta mano ad un ulteriore taglio da un miliardo e mezzo di spese o si lasci aumentare, in tutto o in parte, l'iva che da sola vale dodici miliardi. In attesa del rientro da Buenos Aires del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro dell'Economia Giovanni Tria, Claudio Borghi - presidente della Commissione Bilancio - ha lavorato sino a notte per cercare di mettere insieme un testo più o meno potabile per la Commissione - che dovrebbe analizzarlo oggi - o per l'Aula che dovrebbe approvare entro venerdì il testo per poi mandarlo al Senato. Il condizionale è d'obbligo viste le difficoltà che M5S e Lega incontrano a riscrivere di fatto la manovra del 2,4% festeggiata sul balcone di palazzo Chigi e che conteneva 21 miliardi di nuovo debito e la promessa di un Reddito da 780 euro al mese. Cambiare la manovra, alla luce dei ripetuti incontri argentini di Conte e Tria con Juncker e Moscovici, e riportare dal 2,4% al 2% il rapporto deficit-pil - compreso lo 0,2% di flessibilità per eventi eccezionali -, non è facile e le tensioni anche ieri non sono mancate.

A cominciare dal Reddito che, risorse alla mano, potrebbe risultare più basso dei 780 euro a famiglia, passando per il taglio delle cosiddette pensioni d'oro - che il Carroccio continua ad osteggiare - e che Di Maio vuole in un pacchetto unico con Reddito e pensioni da votare al Senato. Dei saldi, ovvero dei «numerini» finali, Conte dice di non aver parlato con Jean Claude Juncker, anche perché il presidente del Consiglio e il responsabile dell'Economia conoscono da tempo le desiderata di Bruxelles. L'obiettivo di «una soluzione concreta» resta sempre quello di evitare la procedura d'infrazione che «ci metterebbe in difficoltà», ammette il premier. Il problema è che la battaglia contro Bruxelles ha fatto perdere settimane e ora è scattata una corsa contro il tempo dovuta non tanto alla necessità del varo della manovra entro il mese, quanto per l'esigenza di arrivare alla sua approvazione prima del 19 dicembre, giorno in cui si terrà la riunione dei ministri economici della zona euro che valuteranno la relazione della Commissione sull'Italia.

LA CAPRIOLA
Dall'ennesimo bilaterale con Juncker - a margine del G20 di Buenos Aires - il presidente del Consiglio ne è uscito raggiante promettendo che oltre «all'interlocuzione tecnica» sulla manovra «ci rincontreremo io e Juncker per recuperare i fili generali della interlocuzione politica» perché «siamo sulla stessa barca». Dopo settimane di scontri, Conte prova in questo modo a far sposare a tutto il governo quella linea che il Quirinale aveva consigliato sin dall'inizio. Ovvero che la Commissione non va trattata come una sorta di nemico perché senza la sua sponda il confronto con i governi dell'eurozona rischia di andare molto, ma molto peggio. Mentre Salvini anche ieri ha evitato di esprimersi sulla manovra, Di Maio, conferma la trattativa sul 2% e incrocia le dita nella speranza di riuscire a pagare il Reddito senza decurtazioni - 780 euro - dal mese di maggio, quando si andrà a votare per le elezioni europee.
La quadratura del cerchio è però tutt'altro che facile. Al punto che Conte prima nega poi ammette la possibilità di un vertice di maggioranza che potrebbe tenersi questa sera o domani. Un incontro necessario per studiare l'emendamentone che a palazzo Madama - quindi dopo il voto della Camera - riscriverà la manovra inserendovi misure che rispetteranno i saldi concordati con Juncker e le due riforme care ai due vicepremier.

 
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