Così si vocifera nella maggioranza. Il 'sigillò arriverà domani pomeriggio quando la conferenza dei capigruppo fisserà il calendario del disegno di legge in Aula. Intanto la prova in commissione Giustizia si chiude 81 a zero. Tante le modifiche proposte da Pd, Forza Italia, gruppo Misto e Fratelli d'Italia e tutte bollate rapidamente con un 'nò. Per Dem e LeU la battaglia era quasi in solitaria: sul fronte opposto c'erano, compatti, forzisti e FdI, convinti entrambi che quella del governo sia una versione light della legittima difesa, un testo «annacquato» e soprattutto orfano del «diritto di difendersi» aldilà della proporzionalità tra offesa e difesa, che il ddl vuole «sempre sussistente».
FI invece vuole superarla.
Da qui la richiesta di tornare alla proposta di Mariastella Gelmini e riconoscere l'intrusione in casa o in altro luogo privato, senza il consenso del proprietario, come reato a cui si è già legittimati a reagire. Ma lo sfondamento a destra non è riuscito. «Si poteva fare di più», ammette il responsabile giustizia di FI Enrico Costa, che però annuncia il sì alla legge in Aula, perché «è un primo segnale, anche se debole». 'Nò convinto invece dal Pd: «Questo testo è da respingere non da migliorare», taglia corto Walter Verini che tuona sullo «scambio scellerato» tra 5S e Lega, per la serie «Io ti voto questo e ingoio quell'altro», sottolineando come in commissione nessun dubbio né perplessità sia stata ventilata pubblicamente dalla maggioranza. Al momento del voto degli emendamenti in effetti nessun deputato M5s è intervenuto, ha preso la parola solo un leghista. «Per la prima volta state votando un provvedimento che era nel programma del centrodestra», non si lascia sfuggire di rimarcare Giusi Bartolozzi di FI rivolgendo ai 5 Stelle.
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