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Intercettazioni, il sottosegretario Delmastro: «Basta abusi, sanzioni anche ai giornali»

Il sottosegretario: «Pubblicare tutto non è diritto di cronaca, servono limiti. Nessun nuovo freno alle indagini Nordio? Siamo sulla stessa linea»

Intercettazioni, il sottosegretario Delmastro: «Basta abusi, sanzioni anche ai giornali»
di Andrea Bulleri
4 Minuti di Lettura
Sabato 21 Gennaio 2023, 00:16
Articolo riservato agli abbonati

APPROFONDIMENTI

L’INTERVENTO
Nordio: «Intercettazioni, sulla mafia niente...
POLITICA
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Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia, il governo lavora a una stretta sulle intercettazioni? 
«Non c’è ancora un progetto di legge in cantiere, parliamo di misure allo studio dell’esecutivo. L’intenzione, in ogni caso, non è quella di togliere ai pubblici ministeri uno strumento fondamentale per le indagini come le intercettazioni. Piuttosto, c’è la necessità di rimettere mano a una riforma, quella entrata in vigore nel 2020, che evidentemente non ha funzionato, visto che anche oggi (ieri, ndr) leggiamo sui giornali conversazioni private che nulla hanno a che fare coi reati contestati agli indagati». 

Quella riforma provava a mettere un freno alla diffusione di comunicazioni riservate non rilevanti ai fini dell’inchiesta. Come si interviene, allora? 
«Innanzitutto occorre capire da dove nascono queste fughe di notizie, che nulla hanno a che fare col merito delle inchieste. Anche attraverso l’Ispettorato generale del ministero, per verificare che non escano dalle procure. Il punto è delicato, ci confronteremo presto col ministro Nordio che da ex pm conosce bene questi temi. Ai quali, lo ribadisco, intendiamo mettere mano con equilibrio, perché toccano da vicino il diritto di cronaca che nessuno intende limitare».

Eppure è quello di cui è facile prevedere che verrete accusati: il bavaglio alla stampa. 
«Non è così. Perché conversazioni private che nulla hanno a che fare con l’indagine non attengono al diritto di cronaca. Per quanto sia sgradevole, a tutti, in un contesto familiare, può capitare di lasciarsi andare a giudizi negative su altre persone. Le intercettazioni servono ad altro: si tratta di una limitazione a un diritto fondamentale dei cittadini, la segretezza delle comunicazioni, consentita ai magistrati per verificare se siano stati commessi reati. Non per finire sui giornali. Non parliamo di una frase carpita al bar, ma di uno strumento il cui utilizzo è ammesso con precise finalità. Questo non è diritto di cronaca, è la violazione di un principio fondamentale».

Come si fa a invertire la rotta? 
«Oltre ai controlli, ritengo che la pubblicazione di stralci di intercettazioni non pertinenti dovrebbe diventare un illecito civile. Chi si rende responsabile di quella pubblicazione, dovrebbe esserne considerato il responsabile». 

Vuol dire sanzioni per giornalisti e pm? 
«Personalmente sarei favorevole all’introduzione di sanzioni, nel momento in cui si dimostra la responsabilità della diffusione della conversazione privata. La materia va studiata con attenzione: vogliamo agire con la massima prudenza. E le sanzioni non sono l’unico strumento».

Che altro? 
«Penso all’avvio di una stagione di confronto con l’Ordine dei giornalisti, per definire regole deontologiche più stringenti».

L’accusa che vi viene rivolta è quella di voler mettere un freno alle registrazioni, più che di fermare la loro diffusione. 
«Non è così. Lo strumento delle intercettazioni è fondamentale. Ed è per questo che vogliamo tutelarlo: una parte crescente dell’opinione pubblica è stufa di vedere sui giornali l’abuso che se ne fa. C’è il rischio che diventino, mi passi il termine, indigeste. Gli investigatori devono avere tutti gli strumenti a disposizione per indagare. E tutto dev’essere trascritto, perché può chiarire il contesto. Ma poi va fatta una selezione: ciò che non è utile all’inchiesta deve restare nell’archivio di chi indaga». 

Il ministro Nordio ha assicurato che quando si indaga per mafia e reati “satelliti”, tra cui la corruzione, nulla cambierà. 
«Le dirò di più: ritengo che le intercettazioni siano importantissime anche per il contrasto allo spaccio, non solo quello in forma di associazione. Come ha sottolineato Nordio, è l’abuso che si vuol limitare, il cortocircuito mediatico. L’obiettivo è una giustizia liberale, che tuteli il diritto alla privacy».

Il governo è compatto? 
«Certo. Con Nordio siamo sulla stessa linea: se si leggono bene le sue parole, ha criticato il “taglia e cuci” di frasi che finisce per far dire all’autore tutt’altro rispetto alle sue intenzioni. Non sarà certo questo governo a limitare gli strumenti per combattere la criminalità. Ricordo che fin da subito abbiamo ripristinato l’ergastolo ostativo, quello che sta scontando Messina Denaro». 

Non teme uno scontro con la magistratura?
«Non ne vedo il motivo: dovremo spiegare bene che il potere di indagine resterà intatto. Anche i magistrati converranno sul fatto che le intercettazioni non possano causare una lesione all’onore dei cittadini se non hanno rilievo ai fini penalistici». 

Intanto avete modificato la riforma Cartabia. Soddisfatto?
«Era doveroso, per rimediare alle lacune. Si cambia sotto due profili: non c’è più bisogno di querela se il reato contempla un aggravante mafiosa. E in caso di arresto in flagranza, gli inquirenti avranno 48 ore per ricercare la persona offesa, e chiederle se intenda sporgere querela». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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