Partirà in anticipo a Largo Santa Susanna il risiko delle nomine del governo Meloni. E partirà all’insegna della cybersecurity. Con le dimissioni del direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) Roberto Baldoni nella serata di lunedì rimane vuota una casella in un ganglo strategico per lo Stato. Non per molto però. Già nel Cdm di giovedì sui migranti a Cutro potrebbe arrivare un semaforo verde alla nomina di un successore.
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LE IPOTESI
Sul nome, a Palazzo Chigi come nel comparto intelligence, vige il più assoluto riserbo.
Non è stata una fuoriuscita soft, quella di Baldoni. Direttore da due anni e di fatto anche ideatore della prima Agenzia cyber italiana inaugurata con il governo Draghi. Una vita in accademia, quattro anni vicedirettore del Dis (Dipartimento per le informazioni della sicurezza), con delega al cyber, un lungo lavoro per costruire il “Perimetro di cybersicurezza nazionale”, la rete che protegge aziende e PA italiane da intrusioni esterne. Curriculum non facile da sostituire. Ma l’intesa mancata con il governo - fondi, strategia, visione - ha portato a un’interruzione anticipata del mandato. Dettata anche, pare, dalle tensioni per le continue campagne di attacchi hacker da parte di collettivi filorussi. Ieri NoName057, il gruppo più attivo contro l’Italia - sua la firma sull’ultima incursione lunedì contro i siti del Ministero del Lavoro e del Consiglio superiore della magistratura - ha esultato per le dimissioni di Baldoni. «La nostra serie di attacchi all’infrastruttura internet italiana può essere giustamente considerata un successo», il post di scherno pubblicato sul canale Telegram, «vediamo come se la caverà il nuovo capo di questo ufficio italiano».
GLI ATTACCHI HACKER
È questa solo una piccola parte del lavoro che attende il successore di Baldoni a capo della cybersecurity italiana. Per Meloni e Mantovano mettere un freno ai continui attacchi Ddos (Distributed denial of service) di matrice filorussa - tsunami di dati riversati sui server italiani per mandarli in blackout - è una priorità assoluta. Ma la missione dell’Agenzia si spinge ben oltre. Da un lato il contrasto al cyber crimine aiutando le aziende e le Pa italiane a respingere gli attacchi.
Nell’ultimo anno, le offensive hacker contro obiettivi italiani sono aumentate del 169%, svela il nuovo rapporto Clusit presentato ieri mattina. In numeri assoluti, solo per il 2022, il conto è di 188 attacchi. Otto su dieci di «gravità elevata o critica». Poi c’è il lavoro dell’Agenzia per la “resilienza cibernetica” del Paese. Da un lato la messa a punto del Centro per la valutazione e la certificazione nazionale (Cvcn), il centro di controllo della sicurezza tech da cui dovranno passare tutte le aziende e le istituzioni incluse nel perimetro. Dall’altra l’acceleratore delle start-up italiane del settore e la regia dei fondi europei per l’innovazione e la cybersicurezza. Solo per il 2023, tra Pnrr e manovra di bilancio, le risorse stanziate ammontano a un miliardo di euro. Un bottino che spiega i riflettori puntati sulla prima casella del totonomine primaverile.
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