Green pass, obbligo per statali e privati: sospeso chi ne è sprovvisto. Tamponi gratuiti, no di Draghi

Green pass, obbligo per statali e privati: sospeso chi ne è sprovvisto. Tamponi gratuiti, no di Draghi
di Marco Conti
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Giovedì 16 Settembre 2021, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 12:58

Alla fine passa la linea dura nei confronti di coloro che, senza motivo, rifiutano di vaccinarsi. Il decreto, che oggi pomeriggio il consiglio dei ministri varerà, estende a tutti i lavoratori il Green pass senza concedere tamponi gratuiti se non a coloro che non possono vaccinarsi. Scettici e No vax avranno quindi un paio di settimane ancora per decidere se farsi, a proprie spese, un tampone ogni due giorni o restare a casa. L’obiettivo che Mario Draghi ha esplicitato nella riunione di ieri pomeriggio con i segretari di Cgil, Cisl e Uil resta quello di «raggiungere un punto di maggiore sicurezza». 

Green pass, Landini: “Intenzione governo è estendere obbligo in luoghi di lavoro pubblici e privati”

IL TAVOLO

Ampliare il numero dei vaccinati in modo da garantire anche chi, per ragioni di salute, non può fare la profilassi e frenare la circolazione delle varianti. Un unico provvedimento per tutti i lavoratori - pubblico e privato - che Maurizio Landini, Pierpaolo Bombardieri e Angelo Colombin subiscono senza annunciare barricate ma avvertendo il governo sui rischi del contenzioso e del possibile caos che l’applicazione della misura può generare.

Ma Draghi ha fretta e sembra aver messo tutto nel conto dell’obiettivo più importante che è quello di superare l’80% dei vaccinati. Della stessa idea sono i ministri che siedono intorno al tavolo.

Brunetta e Speranza spingono da tempo per l’estensione del Green pass. Il primo perché vuole rimandare in ufficio le migliaia di lavoratori della pubblica amministrazione che da un paio d’anni lavorano da casa. Per Speranza la preoccupazione principale resta quella degli ospedali, mentre il collega Orlando considera il Green pass «l’unico modo per evitare nuove chiusure» insieme al ministro Giorgetti che, da buon leghista, da giorni tiene alte le ragioni dei governatori del Nord. 

 

Il consiglio dei ministri, convocato per le 4 del pomeriggio, si terrà dopo la riunione della cabina di regia del premier con i capi delegazione della maggioranza e della Conferenza Stato-Regioni. Il via libera dei tecnici, dei capidelegazione e dei governatori è però scontato anche se nella maggioranza le resistenze non mancano e provengono soprattutto da Matteo Salvini che continua a dirsi contrario all’obbligo del Green pass, ma poi è costretto dalla pattuglia dei ministri leghisti e dai presidenti di regione del Carroccio – Zaia e Fedriga - ad adeguarsi e votare in Parlamento la conversione del “primo decreto Green pass”.

I risultati positivi che si sono avuti nella scuola, hanno spinto Draghi ad accelerare e a estendere il lasciapassare verde in un unico provvedimento. Sui tempi di entrata in vigore si discuterà nel pomeriggio e non è escluso che le norme possano entrare in vigore in due momenti. «Funziona, è monitorato ed è una soluzione accomodante», sostiene Draghi difendendo pragmaticamente il certificato verde ed escludendo - per ora - la possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale.

Si estende, quindi, a tutto il mondo del lavoro ciò che è già stato adottato nel settore scolastico. Anche le sanzioni dovrebbero essere le stesse e scattare dopo 5 giorni senza certificato verde: a casa senza stipendio. Niente licenziamento, rassicura il governo, per chi non ha il Green pass, anche se è complicato mettere nel decreto una norma che lo vieti qualora un datore di lavoro possa dimostrare di non avere una mansione adatta da far svolgere al lavoratore senza “patentino”.

Dalla metà di ottobre, quindi, occorrerà essere vaccinati, aver fatto un tampone antigenico o essere guariti dal Covid, per entrare in uffici pubblici e privati e l’obbligo dovrebbe essere esteso anche a studi professionali, negozi, ristoranti. Coinvolgerà le forze dell’ordine, come l’esercito e la magistratura, mentre resta un punto interrogativo ciò che verrà deciso a Montecitorio o a Palazzo Madama. Chi si presenta al lavoro senza Green pass sarà sanzionato. Multa che dovrebbe andare dai 400 ai 1000 euro, e possibili provvedimenti disciplinari, che saranno modulati a seconda delle diverse categorie. L’obiettivo resta quello di arrivare entro la metà di ottobre alla vaccinazione completa di 44 milioni di persone, circa l’82% della platea disponibile.

IL DISINCENTIVO

E’ per questo che Draghi non prende in considerazione la proposta dei sindacati di rendere i tamponi gratuiti in una fase transitoria che Cgil, Cisl e Uil vorrebbero arrivasse sino a dicembre. Il presidente del Consiglio considera l’idea un disincentivo anche se promette prezzi calmierati in modo da evitare, come accaduto al segretario della Uil Bombardieri, di pagare 22 euro per un tampone. 

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