Statali e smart working, i No vax non potranno scegliere di lavorare a casa

Statali e smart working, i No vax non potranno scegliere di lavorare a casa
di Francesco Bisozzi e Marco Conti
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Mercoledì 15 Settembre 2021, 22:50 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 10:57

Obbligo per tutti, lavoratori pubblici e privati, ma le regole rischiano di avere impatti diversi soprattutto in relazione allo smart working. Nella pubblica amministrazione il lavoro a distanza è regolato anche se poi ogni amministrazione, a seconda del tipo di lavoro, ne stabilisce le priorità e i tempi. Il decreto che uscirà oggi dal Consiglio dei ministri non entra nello specifico e quindi il Green pass è richiesto per tutti coloro che anche nel privato lavorano in presenza. Chi non lo ha può essere sospeso, come accade nella scuola, a meno che il datore di lavoro non individui una modalità di prestazione a distanza, ma se ciò non è possibile, per le caratteristiche dell’azienda, il lavoratore rischia anche il licenziamento. 

Nel corso dell’incontro di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi non si è entrati nello specifico dello smart working anche se il ministro della Pa Renato Brunetta ha ripetuto che intende riportare il “lavoro agile” alle percentuali residuali pre-Covid.

Nel lavoro privato è quindi logico rimandare agli accordi aziendali, laddove ci sono, o alla normativa generale. In quest’ultimo caso è evidente che il datore di lavoro non può usare l’obbligo di Green pass per sanzionare il lavoratore laddove al prestazione è possibile da remoto. Al tempo stesso il lavoratore deve sapere che, qualora l’azienda per la sua tipologia non permetta di lavorare a distanza, rischia la risoluzione del rapporto, ovvero il licenziamento.

Così come accade nel pubblico, lo smart working è spesso regolato anche nel privato per giorni. Ovvero il lavoratore ha un numero di giorni massimo in cui può o deve lavorare da casa. Difficile quindi per i No vax trasferirsi tutti da remoto perchè quando saranno obbligati alla presenza scatterà anche per loro l’obbligo di esibire il lasciapassare verde

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Nel pubblico

Nella Pubblica amministrazione il Green pass diventerà indispensabile come il cartellino, ma gli statali dovranno esibirlo solo quando accederanno ai luoghi di lavoro. Considerato però che lo smart working nella Pa, come emerso anche dall’ultima bozza dell’Aran sul lavoro agile nella Pubblica amministrazione, si configurerà sempre di più come una prestazione lavorativa da eseguire in parte all’interno dei locali dell’amministrazione e in parte all’esterno di questi, insomma non ci sarà più spazio per lo smart working puro, il pass verde diventerà di fatto una sorta di patente per lavorare nel pubblico visto che, di fatto, dovranno esserne in possesso anche i lavoratori smart. Come per la scuola, per i senza pass al servizio dello Stato scatterà la sospensione e lo stop allo stipendio dopo 5 giorni di assenza ingiustificata dal lavoro in presenza. Dalla Funzione Pubblica fanno sapere che gli statali non vaccinati sono al momento poco meno di 300 mila, circa dunque il 25% di quelli interessati dall’estensione dell’obbligo (già operativo nella sanità e nell’istruzione).

La quota di non immunizzati varia molto a secondo della regione: i No vax si concentrano al Sud e sarebbero più numerosi negli enti locali, mentre nelle amministrazioni centrali e nel comparto sicurezza (poliziotti, esercito e vigili del fuoco) l’asticella dei senza vaccino risulterebbe posizionata decisamente più in basso. Nel complesso sono circa 1,2 milioni i dipendenti pubblici coinvolti dall’estensione del certificato verde. La convinzione del governo è che una volta diffuso l’obbligo di pass a tutta la Pubblica amministrazione, il numero dei non vaccinati si ridurrà drasticamente per effetto di quello che potremmo definire un invito gentile a immunizzarsi. Altro capitolo: i controlli. C’è tempo fino a ottobre, quando è prevista l’entrata in vigore del maxi certificato verde, per stabilire come verranno condotte le verifiche per accertarsi che tutti gli statali siano effettivamente in possesso del “passaporto”. Non è un’operazione così semplice. 

Per il ministero della Pa il ritorno al lavoro in presenza deve avere la precedenza in questa fase di crescita economica, tuttavia, l’accesso facilitato al lavoro agile andrà garantito in via preferenziale solo ad alcune categorie di lavoratori, come i genitori con figli piccoli. Per i No vax, dunque, non ci sarebbe posto nella lista. La stessa linea di pensiero caratterizza la nuova bozza dell’Aran sul lavoro agile nella Pa, in cui come anticipato dal Messaggero si prevedono paletti sulle sedi esterne compatibili con lo smart working e più controlli. 
 

 
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