Autonomia, Conte frena: modifiche in Parlamento

Autonomia, Conte frena: modifiche in Parlamento
di Simone Canettieri
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Sabato 9 Marzo 2019, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 19:05
ROMA L'Autonomia differenziata sarà discussa ed emendata dal Parlamento. Passa dunque la linea del Colle concordata con i presidenti di Camera e Senato, due settimane fa. La conferma arriva dal premier Giuseppe Conte. Prima dell'intesa definitiva, dice da Genova il presidente del Consiglio, «vorremmo coinvolgere le commissioni parlamentari competenti in modo da offrire al Parlamento, dopo l'intesa con i governatori, un testo che già conosce». E così c'è il via libera di Palazzo Chigi alla possibilità di incidere sul testo, dopo il pressing delle più alte cariche dello Stato e l'apertura di Matteo Salvini, che ha a cuore la riforma, e la lettera l'altro giorno inviata a Sergio Mattarella di 30 costituzionalisti «preoccupati» per l'iter e soprattutto gli effetti della legge. I tempi sono destinati ad allungarsi, anche se nessuno lo ammette apertamente.

L'ASSIST
In attesa di una bozza definitiva, rimangono intatti, anche dentro il governo sponda M5S, i timori di uno Spacca-Italia, a discapito del Sud e della Capitale, chiamata a recitare con i nuovi assetti un ruolo secondario. Mancano alla bozza definitiva infatti i pareri dei dicasteri a guida pentastellata: Ambiente, Trasporti e Sanità. «Io come presidente del Consiglio sono garante del fatto che comunque verrà preservata la coesione sociale nazionale. Non potrò - conclude Conte - mai sottoscrivere un'intesa che potrà compromettere l'interesse nazionale strategico».

Adesso però si apre uno spiraglio per riequilibrare e soprattutto discutere sulla cessione di competenze che dallo Stato centrale andranno a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Ancora Conte: «L'intesa tra presidente del Consiglio e governatori non può essere semplicemente ratificata dal Parlamento c'è una prerogativa parlamentare perché si trasferiscono anche competenze legislative». Sicuramente saranno coinvolte le commissioni Affari costituzionali. Alla Camera è presieduta dal pugliese Giuseppe Brescia (M5S) da sempre critico. Intanto rimangono intatte anche le perplessità del mondo produttivo. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia chiarisce la posizione degli industriali: «Occorre evitare di fare cose a danno degli altri, il terzo creare delle pregiudiziali importanti con delle clausole cosiddette di supremazia perché su alcuni argomenti rilevanti come per esempio l'energia, nel caso di conflitto Stato-regioni deve prevalere lo Stato». Rimane comunque molto fermento intorno a questo argomento.
Da ieri anche la Liguria del forzista-sovranista Giovanni Toti vuole essere della partita: è stata approvata la delibera che dà mandato al governatore ad aprire formalmente il percorso con Palazzo Chigi e i ministeri coinvolti. Tra le materie in esame: ambiente, lavoro, salute, scuola, porti e agricoltura. Vuole far parte del dibattito anche il Pd di Nicola Zingaretti che la prossima settimana riunirà i presidenti di centrosinistra per trovare una proposta in equilibrio tra le esigenze dell'Emilia Romagna e quelle delle regioni del Sud. Dalla Campania Vincenzo De Luca avvisa che non sarà «una battaglia del Pd, ma di sistema». Zingaretti confida in una soluzione larga per tenere dentro tutti, senza strappi.
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