Alessio D'Amato: «La Capitale è il motore dell'Italia: deve avere risorse e poteri speciali»

Alessio D'Amato: «La Capitale è il motore dell'Italia: deve avere risorse e poteri speciali»
di Francesco Bechis
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Domenica 8 Gennaio 2023, 08:04

Un polo europeo della Salute, una norma taglia-burocrazia, una città all'altezza di eventi come Expo 2030 e Giubileo. Alessio D'Amato, candidato del centrosinistra alle Regionali del Lazio, vuole che Roma sia «Capitale di nome e di fatto».

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Ma dopo tante promesse la città non ha ancora i poteri speciali. Si può andare avanti così?
«No, non si può.

Il Paese non riparte se non decolla la sua Capitale con le stesse risorse delle altre capitali europee. Roma è il motore dell'Italia».


Il sindaco Gualtieri dice che Roma è sotto-finanziata. Concorda?
«Assolutamente. Roma non ha un euro in più delle altre città italiane. Eppure da Capitale ospita tutti i giorni grandi eventi nazionali e internazionali - penso ai funerali del Papa emerito Benedetto XVI - manifestazioni, summit. Senza contare le sedi di ministeri e agenzie».


A proposito: la Lega vuole trasferire due di queste agenzie, Consob e Antitrust, a Milano.
«Un'idea assurda. Spero che la premier Meloni, da romana, intervenga per fermarla».


Ancora sui poteri a Roma: chi frena?
«Un partito del Nord trasversale, che usa la battaglia autonomista per sottrarre fondi a Roma».


Ce l'ha con la riforma leghista?
«Sì, l'autonomia differenziata, così concepita, divide il Paese. Va fermata».


La sinistra ha già governato Roma e il Lazio. Perché questa inerzia?
«A volte prevalgono altre priorità in agenda, ma derubricare l'urgenza dei poteri a Roma Capitale è un errore. Ora dobbiamo accelerare».


Come?
«Preparando la Capitale ai grandi eventi che la attendono, a partire dal Giubileo. Se eletto presidente, accelererò sulla realizzazione delle opere pubbliche in sospeso».


Un esempio?
«Creare a Roma la più grande Cittadella della Salute in Europa con un polo tra San Camillo, Spallanzani insieme al Forlanini, dove far confluire l'ospedale Bambin Gesù».


Poi?
«Chiederò al ministro Piantedosi di ripristinare i presidi di pubblica sicurezza nei grandi ospedali della città. E darò un taglio alla burocrazia».


Da dove si parte?
«Chiudendo l'interminabile stagione dei condoni edilizi con una norma speciale che sblocchi le oltre 50mila pratiche in attesa».


Insomma, per dare spazio a Roma la Regione potrebbe fare un passo indietro?
«La delega dei poteri è già iniziata con la legge regionale sull'urbanistica. Ora mi auguro che la Capitale acceleri con le convenzioni attuative per dare avvio ai piani di rigenerazione urbana. Penso all'edificazione umbertina che ha oltre 150 anni e merita un restyling importante».


Un altro banco di prova si chiama Expo 2030. Roma deve crederci?
«Certo. Da presidente farò di tutto per promuovere la candidatura della Capitale mettendo al centro l'ecosistema della ricerca nel Lazio. Spero solo sia una competizione trasparente».


Si riferisce alla concorrenza dal Golfo?
«Diciamo che quando sono in corsa alcuni Paesi non sempre la trasparenza delle scelte è al primo posto. Vigileremo perché sia così, è una partita per l'Italia».


Emergenza cinghiali: come se ne esce?
«Con un lavoro di squadra. Come Regione abbiamo anticipato il governo con un piano di abbattimenti selettivi, c'è un equilibrio naturale da ricomporre. Un altro motivo per accelerare sulla chiusura del ciclo dei rifiuti. Una Roma più pulita, più vivibile».


Ma i Cinque Stelle fanno muro. È ancora disposto a un ticket con Bianchi?
«Sono loro ad aver chiuso, di nuovo. Noi andremo avanti con il nostro programma. Rivolto a tutti gli elettori, nessuno escluso».
 

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