Voglia di “brunch”, il pranzo fuori al tempo della crisi

Voglia di “brunch”, il pranzo fuori al tempo della crisi
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Martedì 16 Dicembre 2014, 06:01
LA TENDENZA
L'ha persino detto in una recentissima conferenza stampa la Saatchi & Saatchi, una fra le più note agenzie pubblicitarie al mondo: la crisi economica ha ridimensionato “verso il basso” il concetto di lusso, costringendo diversi marchi elitari a declinarlo in maniera anche popolare, e portando quelli commerciali a trasferirlo sui beni di largo consumo. Si tratta di un fenomeno più che mai valido per la ristorazione, perché oggi andare a mangiare fuori è diventato un piccolo lusso che solo ogni tanto ci si può permettere. Gli chef questo lo sanno bene sicché, oltre a cavalcare l'onda del più economico street food, hanno rispolverato – rendendolo più “esclusivo” – l'antico brunch che, mettendo insieme la colazione al pranzo, consente di “risparmiare”.
LA LOCATION
Grazie all'effetto Expo, negli ultimi due anni la capitale meneghina è tutto un fiorire di nuovi locali, in particolare gourmet. Fra questi diversi sono di fascia alta, ma anche loro hanno subito proposto, tra le varie opzioni ristorative, quella del brunch. È il caso del “Da Noi In”, immerso nella splendida cornice dell'hotel Magna Pars Suites, nel cuore dei Navigli. Lì ai fornelli c'è uno chef stellato, Fulvio Siccardi, ma la caratteristica di questo brunch è esperienziale: «Lo serviamo soprattutto nel nostro giardino interno durante la bella stagione, perché lì ci si dimentica di essere a Milano», dice Laura Pecora, manager della struttura. Se al verde si preferisce un bel panorama, c'è invece il nuovissimo ristorante “Asola” che si trova al nono piano di un palazzo appena ristrutturato che affaccia su piazza San Babila: qui il celebre chef Matteo Torretta propone tre tipologie di brunch (americano, vegetariano o italiano) che ci si può gustare guardando la splendida cucina a vista oppure le guglie del Duomo, che sembra di poter toccare con un dito.
IL SERVIZIO
Pur essendo il brunch di estrazione anglosassone, le formule più innovative non le troviamo al nord, bensì nella capitale, dove si vuole innanzitutto evitare “l'effetto coda” – spintarelle comprese – che spesso si crea davanti al tavolo del buffet, così vanificando l'obiettivo principale di un pasto consumato come e quando si vuole, cioè senza regole: rilassarsi. Sono due i locali che in tal senso si distinguono, perché il brunch lo servono addirittura a tavola: l'Enoteca Ferrara (a Trastevere) e Atlas coelestis (a Roma nord). «Lo chiamiamo “Il brunch è servito” e, a differenza di quasi tutti i locali, lo offriamo anche di sabato, oltre alla consueta domenica», ci dice Mery Paolillo dell'Enoteca Ferrara (nella foto). «Non abbiamo una formula fissa, dipende dalle materie prime che troviamo di volta in volta: questo vale tanto per le carni (è il caso del maialino cotto a bassa temperatura che prepariamo solo quando ne abbiamo trovato uno che ci convince), quanto per salumi e formaggi. Ai dolci ci crediamo poi così tanto che organizziamo dei mini laboratori di pasticceria per i bambini, così da lasciare i genitori liberi di godersi il loro pasto seduti».
Se già questa formula di brunch sembra quasi un pranzo, ancora di più è quello proposto da Atlas coelestis. «Non a caso l'ho intitolato Non chiamatemi brunch: un po' perché nessuno si deve alzare da tavola, un po' perché quello che serviamo ricorda il rito familiare del pranzo della domenica», ci dice lo chef Cristiano Iacobelli. Il salato (con polpette, lasagne e baccalà fritto) vince infatti sul dolce 9 a 1, con la piacevolissima “aggravante” che fa parte del brunch anche l'ottima birra che producono qui all'Atlas coelestis . «Quella, però, bisogna andarsela a prendere al banco», chiosa lo chef sorridendo.
Marco Lombardi
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