Davanti all’isolamento che è l’unica arma di sopravvivenza, le montagne assumono la forma di colline e non c’è chiaramente più voglia di infiammare il dibattito su nulla. Eppure il tema di cui stiamo parlando non è proprio banale. In modo meno impetuoso e dirompente, l’argomento riguarda anch’esso la salute della gente perché coinvolge l’aria che respiriamo. Un elemento indispensabile alla vita che, in alcune nostre città e in alcuni periodi dell’anno, è qualcosa di simile al veleno, gas tossici i cui limiti sono decisamente superiori alla sopportabilità dell’uomo, soprattutto nonni e bambini.
Emergenza coronavirus, la Ferrari pronta a produrre respiratori polmonari per terapia intensiva
L’Arpa, l’agenzia per l’ambiente, monitorizza la qualità dell’atmosfera di tutti i comuni della Penisola in tempo reale e diffonde i dati disponibili per tutti con puntualità quotidiana. Numeri che eravamo soliti guardare attentamente e che la portata della pandemia ci ha fatto sostituire con altri senza dubbio più drammatici: contagi, ricoveri in terapia intensiva, vite soffocate dal male. Chiusi in casa per giorni assediati dal virus, è quasi spontaneo buttare l’occhio al comportamento delle centraline che continuano a fare il loro silenzioso lavoro in metropoli dove rimbombano solo le urla dal silenzio.
Ebbene, emerge un quadro quantomeno sorprendente, quasi incredibile. Nella stragrande maggioranza delle città italiane le qualità dell’aria è peggiorata dopo dieci giorni di “traffico zero”, prima per i richiami poi per gli obblighi imposti dal governo tanto che sono state aperte le Ztl per l’assoluta mancanza di auto cui limitare le circolazione. Le immagini carpite dai servizi dei telegiornali mostrano realtà deserte, scene delle nostre città come avremmo immaginato in un’era post bombardamento nucleare.
Coronavirus Roma, blocchi per le auto: oggi e domani controlli sulle consolari. Chiuse anche le spiagge
Prendiamo ad esempio Roma che, oltre ad essere la nostra città, è anche la Capitale e di gran lunga la più grande. Sia il particolato (PM10 e PM2,5), sia il biossido di azoto che l’ozono negli ultimi giorni hanno valori decisamente superiori a quelli della settimana precedente. Il PM10, il più noto, era a 31 il giorno 12 è a 41 il giorno 20, con un picco di ben 49 il 18. Stessa sorte per il PM2,5: 24 il 12, 35 il 20.
Coronavirus, auto a rischio 14 milioni di posti di lavoro
Si può ipotizzare che ci sono i riscaldamenti delle abitazioni e il particolato rimane in terra se non piove e non vengono lavate le strade. Ma non avevamo visto le immagini dal satellite che mostravano una situazione migliore dal punto di vista delle sostanze inquinanti? Può darsi. Ma sono immagini di una macroarea come la pianura Padana che ha risentito positivamente dello stop forzato delle grandi fabbriche del Nord. Dove ci sono le centraline (e quindi le persone che respirano), invece, lo scenario è spaventosamente in negativo.
Se questi numeri hanno un senso, certamente quando l’esistenza riprenderà un corso più normale, bisognerà affrontare il problema in modo diverso e non far pagare a gente che già respira un’aria da schifo l’incubo degli spostamenti quotidiani. Siamo sicuri che anche politici e amministratori locali, dopo questa triste e dura esperienza, affronteranno l’argomento in modo più oggettivo senza farsi influenzare da motivazioni ideologiche. Dicono tutti che dopo il coronavirus saremo migliori di prima.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout