«C'è un incidente grave». Quei tre ragazzi di San Donà che con i fari abbaglianti hanno salvato altre vite

Quei tre ragazzi di San Donà che con i fari abbaglianti hanno salvato altre vite
di Nicola Munaro
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Martedì 9 Novembre 2021, 09:09 - Ultimo aggiornamento: 17:12

MESTRE - «Abbiamo un incidente davanti ai nostri occhi». Poi hanno parcheggiato la loro macchina in una strada sterrata che interseca il nastro d'asfalto su cui corre la statale Triestina e con i fari abbaglianti puntati hanno illuminato l'inferno che si sono trovati davanti all'improvviso. Una luce nel buio della notte di domenica per impedire che altre macchine finissero nella ragnatela mortale di quello schianto che solo pochi minuti prima, ma senza conseguenze se non uno spavento incommensurabile, aveva inghiottito la Mercedes di due sessantenni, A fare quella chiamata ai carabinieri di San Donà di Piave sono stati tre ragazzi tra i 25 e 30 anni, tutti residenti a San Donà.


IL CASO

I tre ragazzi di San Donà stavano tornando a casa da una serata passata a Mestre quando si sono trovati a essere involontari protagonisti di qualcosa di più grande di loro. Durante la chiamata non potevano sapere che quelle macchine accartocciate su se stesse racchiudevano le vite spezzate di Jyotika Piaser, 29 anni, nata in India ma mestrina d'adozione, morta da sola, nella sua Toyota Yaris, e quelle di tre dei quattro componenti della famiglia Ciobanu, papà Francisc, 46 anni, mamma Tatiana, 40 anni e la ventunenne Diana Francesca che i genitori - lasciando a casa il figlio Emilian (la sua intervista a pagina III) - erano andati a prendere alla stazione di ritorno da un fine settimana a Prato, da parenti.  Quando hanno telefonato chiedendo aiuto i tre ragazzi non potevano far altro che fare quanto fatto: i vigili del fuoco hanno lavorato minuti interminabili per estrarre i corpi dalle carcasse di lamiera e consegnarli ai medici per un disperato tentativo di salvare le quattro vite.

Impossibile, per i giovani, che non sono testimoni diretti della tragedia, intervenire se non illuminando la strada ed evitando altre carambole.


LA COPPIA

Che il gesto dei tre sia stato fondamentale lo testimonia quanto successo attimi prima nell'altro senso di marcia. L'auto della ventinovenne mestrina - finita sul ciglio della strada dopo il frontale (la dinamica nell'articolo a pagina 11 dell'edizione nazionale) - era stata centrata da una Mercedes di una coppia di sessantenni, lui di Treviso e lei di Mestre, entrambi ricoverati sotto choc all'Angelo e poi dimessi nella mattinata. A tradirli, loro che erano sullo stesso senso di marcia della ragazza, da Jesolo a Mestre, era stato proprio il buio che aveva fatto sembrare la strada sgombra. Così, all'improvviso, la parte anteriore destra della loro auto si era scontrata con quella posteriore destra della Yaris, senza però aggiungere altro sangue alla tragedia.


LA VELOCITÀ

Sotto accusa, la velocità: la prima ipotesi è che sia stata la ventinovenne a invadere la corsia opposta centrando la macchina della famiglia Ciobanu. Lo schianto è avvenuto ad una velocità altissima - figlia della somma di quella delle due auto singole - e che sarà quantificata da un perito della procura. Come l'analisi dell'auto dirà (forse) perché sia avvenuta la sbandata.

 

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