La guerra in Ucraina è iniziata da un mese. I primi profughi ufficialmente censiti in Friuli Venezia Giulia sono arrivati a San Vito al Tagliamento il 1. marzo. Ma solo adesso i Comuni stanno mettendo a punto le convenzioni per l’accoglienza e soprattutto solo adesso si stanno predisponendo i bandi per affidare il servizio di assistenza dei rifugiati a cooperative o società interessate all’operazione. È passato quasi un mese intero. Un mese nel quale i rifugiati di fatto non hanno potuto godere a pieno titolo e diritto del programma dedicato di accoglienza. Perché sta succedendo questo? I motivi sono due, concatenati. Da un lato la burocrazia (necessaria ma lenta); dall’altro il criterio economico alla base dell’impegno dei privati. Tradotto, la convenienza di far parte della “partita”, perché anche di fronte al più grave esodo umanitario europeo dalla Seconda guerra mondiale vince la logica del profitto.
IL NODO
Comuni e Prefetture si sono messe al lavoro già dal primo giorno di guerra. Su quel fronte non ci sono ritardi da imputare. L’operazione rallenta in seguito, al momento di far incontrare la domanda e l’offerta. Le cooperative e le società interessate alla gestione dell’accoglienza, infatti, non partecipano a bandi che individuano alloggi piccoli, ad esempio inferiori ai 50 posti letto. «Non c’è convenienza economica, non ci stanno dentro», confermano diversi sindaci, tra cui quello di Valvasone Arzene Markus Maurmair. Quindi i Comuni più piccoli devono unirsi negli Ambiti, altrimenti l’operazione non parte. E infatti ancora oggi gli Enti stanno ospitando i rifugiati negli hotel o in altre strutture. Sostenendone i costi. «Si può dire - ha tagliato corto Maurmair - che la solidarietà sia naufragata nel mare della burocrazia». Ci sono storie di cooperative che prima si sono proposte e poi si sono ritirate. Anche a Pordenone, una città capoluogo, non è ancora ufficialmente partita l’accoglienza organizzata. La convenzione con la Prefettura è stata siglata (ed è giustamente dettagliata) e ora si procede con il bando.
L’APPELLO
«Per poter aiutare concretamente i profughi che fuggono dalla guerra in Ucraina - ha detto ieri l’assessore regionale Roberti - è fondamentale adattare rapidamente le regole del sistema dell’accoglienza, che non è stato strutturato per gestire questo tipo di fenomeno. «Si tratta di una situazione completamente diversa da quella legata all’immigrazione attraverso gli sbarchi o la rotta Balcanica, ma la nostra regione rimane di fatto la porta di accesso.