Romania, referendum per vietare le unioni gay

Romania, referendum per vietare le unioni gay
di Paolo Travisi
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Venerdì 5 Ottobre 2018, 23:07
Referendum sulle unioni gay. In Romania, si vota per modificare l'articolo 48 della Costituzione e restringere la definizione di famiglia, al matrimonio tra uomo e donna. Il quesito referendario infatti, intende cambiare l’articolo costituzionale in cui si definisce il matrimonio, l’unione tra “sposi”, in “unione tra uomo e donna”.“E’ un dovere patriottico” ha sottolineato il Patriarca della Chiesa Ortodossa, richiamando i fedeli, l’80% della popolazione, al voto di sabato e domenica. Se venisse applicata la modifica, la strada verso le unioni gay, diverrebbe ancora più difficile, in un paese dove l’omosessualità è stata depenalizzata solamente nel 2001 e organizzazioni religiose, come la Coalizione per le Famiglie, ha raccolto tre milioni di firme per arrivare al Referendum. Al voto sono chiamati circa 18 milioni di romeni, ma è sufficiente il 30% del quorum per validare il quesito popolare.

La campagna referendaria ha avuto tono molto aspri nei confronti della comunità Lgbt, tanto che Amnesty ha denunciato una grave mancanza sul terreno dei diritti civili e casi di discriminazione nei confronti di omosessuali. D’altronde, ad appoggiare la modifica costituzionale, sono stati i principali partiti politici, la maggior parte, con rappresentanze nel Parlamento di Bucarest, supportate da gruppi conservatori che hanno distribuito volantini sui mezzi pubblici e nei negozi, contravvenendo alle leggi in materia. Sui social, tanti i post, dai toni pesanti: “se non voti, due uomini potranno adottare tuo figlio”, recita uno dei manifesti.

Sulla questione la premier romena, Viorica Dancila, ha cercato di spegnere le polemiche, ribadendo che “il referendum non è contro le minoranze sessuali”, ma in molti nella comunità Lgbt e tanti giovani elettori sono convinti che sia un modo strumentale per coprire le accuse di corruzione, piovute su alcuni membri del governo di Bucarest.
C'è timore infine, che un eventuale esito positivo, possa portare a campagne dai toni sempre più conservatori, anche nei confronti dell’educazione sessuale e dell’aborto. 
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